La magnifica architettura del Waldorf Astoria Hotel di Gerusalemme – costruita nel 1928-29 e destinata alla realizzazione del Palace Hotel1929 – è sintesi mirabile di architettura gotica e suggestioni ottomane, uno dei primi imponenti hotel di cui la città fu testimone.
La struttura adagiata nella zona più in voga della città, quella del David Citadel Hotel, e del vecchio edificio del waqf (autorità islamica), è stato acquisito dal Waldorf Astoria per essere poi trasformato nell’albergo di charme più esclusivo della parte occidentale della città. In una sorta d’ideale contrapposizione al leggendario American Colony, che ospitò a suo tempo, niente di meno che Lawrence d’Arabia. Ce lo racconta Paola Caridi nel libro “Gerusalemme senza Dio: Ritratto di una città crudele”. Il valore sacro della città è parte integrante della sua fascinazione, simbolo imperituro di una religiosità finalmente unificata e pacificata, seppur in fragile equilibrio.
L’edificio progettato in stile mammalucco, di cui mantiene solo la facciata originaria, si erge di fronte al cimitero islamico di Mamilla e, per gli amanti del genere, è stato lo scenario del film “Qualcuno con cui correre” tratto dal romanzo dello scrittore israeliano David Grossman, prima che iniziasse la monumentale opera di restauro durata oltre un decennio.
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A pochi passi dalla Porta di Giaffa e dal patrimonio archeologico della Città Vecchia, il Waldorf Astoria Jerusalem è testimone di una lunga eredità nata insieme al Palazzo negli anni ’20. Il restauro di archi e arabeschi della struttura originale ha richiesto tempi molto lunghi e una certosina pazienza per riuscire nell’intento di un recupero filologico che coniugasse stile e sostenibilità. Gli architetti dello studio Feigin Architects di Tel Aviv, sono i curatori del progetto insieme al pluripremiato interior designer turco Sinan Kafadar.
L’hotel custodisce gelosamente gli scenografici archi decorati e alcune significative opere in pietra tipica del luogo, ma l’elemento iconico che accoglie gli ospiti nella lobby è il famoso orologio Waldorf Astoria con i suoi numeri ebraici, aramaici, romani ed europei, che rende omaggio ai paesaggi ebraici evocativi della Città Santa.
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Le 197 camere e 29 suite sono contraddistinte da un senso di eleganza discreta che accompagna da sempre il brand Waldorf, riuscendo altresì a conservare l’autenticità dello spirito del luogo. Le stanze sono dotate di elementi architettonici che rendono omaggio alla cultura locale come i mezuzah cristalline su ogni porta (un contenitore dentro il quale è racchiusa la pergamena su cui sono stilati alcuni passi della Torah e, nella tradizione ebraica, la mezuzah viene affissa sugli stipiti delle porte all’interno delle case), pur introducendo sistemi domotici di nuova concezione come le console che interpretano la miglior temperatura e illuminazione in base, ad esempio, al riposo del sabato lo Sabbath. Il paesaggio porta con sé riflessi anche nel design delle camere, ognuna dotata di motivi arabeschi dai toni freddi, pannelli a specchio e sontuosi lampadari in vetro a “chandelier”.
I dieci piani sui quali si articola l’hotel nel suo corpo originario risalente appunto agli anni ’20 per opera di Haj Amin al-Husseini, Muftì di Gerusalemme, sono oggi affiancati dal nuovo edificio sopraelevato che si erge orgogliosamente sulle vie del centro cittadino e ospita, oltre alle stanze e suites, anche due spa con piscine e saune, una palestra attrezzata e due ristoranti.
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La proprietà del Waldorf Astoria fa capo alla famiglia di costruttori canadesi Reichmann. Lo spazio di recente apertura è dedicato al wellness con centro termale e benessere (una piscina olimpionica e un giardino sul tetto completano l’esclusiva offerta) che si nasconde tra le pieghe architettoniche della struttura come oasi di pace e relax in una città dinamica ed in continuo movimento, ad alta densità di attività.
Proprio in quest’area dedicata al tempio del corpo e dello spirito, è stata scelta la superficie in legno FOXTROT dal design contemporaneo firmata da Matteo Nunziati per Listone Giordano. Una griglia composta da un razionale intreccio di linee dà vita a un tessuto di legno dalla tenue nuance Biancospino, che perde le forme tradizionali del parquet per acquisire un’eleganza tutta nuova e salire anche a parete.
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