Michele De Lucchi

Michele De Lucchi
Michele De Lucchi

“Bisognerebbe saper camminare con le mani e la testa in giù per poter godere della meraviglia dei pavimenti in legno, quelli dove il legno si sente in tutta la sua naturale matericità, questa polpa morbida agli occhi, resistente all’uso, calda sulla pelle. è una materia profonda, ricca di forme e decoro e non serve nulla aggiungere disegno e forma, che si rovina solo l’effetto, si svilisce la ricchezza, si confonde la natura”.

Michele De Lucchi

Michele De Lucchi si laurea in architettura a Firenze, negli anni dell’architettura radicale e sperimentale è stato tra i protagonisti di movimenti come Cavart, Alchymia e Memphis. Ha disegnato lampade ed elementi d’arredo per le più conosciute aziende italiane ed europee. Responsabile del Design Olivetti dal 1992 al 2002 ha elaborato varie teorie personali sull’evoluzione dell’ambiente di lavoro. Ha sviluppato progetti sperimentali per Compaq Computers, Philips, Siemens, Vitra. Ha progettato e ristrutturato edifici per uffici in Giappone, Germania Svizzera e in Italia e curato molti allestimenti di mostre d’arte e design.

È progettista di edifici e allestimenti espositivi per musei come la Triennale di Milano, Palazzo delle Esposizioni di Roma, o il Neues Museum di Berlino. Nel 1990 crea Produzione Privata, una piccola impresa nel cui ambito Michele De Lucchi disegna prodotti che, senza committenza, vengono realizzati impiegando tecniche e mestieri artigianali. Una selezione dei suoi oggetti è esposta nei più importanti musei d’Europa, degli Stati Uniti e del Giappone. Numerosi i riconoscimenti internazionali. Ha ricevuto la Laurea ad Honorem dalla Kingstone University, per il suo contributo alla “qualità della vita”.

Medoc
Natural Genius


Medoc Natural Genius nascono dalla matita di Michele De Lucchi e Phillipe Nigro. L’originale ed inconfondibile forma trapezoidale di Medoc si ispira alla rastrematura del tronchi d’albero. Al tempo stesso il suo design crea una continuità visiva con i vecchi tavolati‚ “quando ancora si usava non rettificare le tavole per non sprecare legno inutilmente”.

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