ring house japan

Un’architettura terapeutica e curativa si bagna nella foresta giapponese

The Ring House – la casa di vetro che intreccia le sue radici con gli alberi di un lussureggiante bosco del paese del Sol Levante – è progettata per riconnettersi con la natura ed è ora in vendita su List Sotheby’s International Realty per $1,540,616 (se qualcuno fosse incuriosito).

Nasce per riattivare, e sollecitare, i collegamenti neuronali e sensoriali dei residenti profondamente immersi in questo angolo di natura incontaminata.

La terapia di “forest bathing” si spinge, qui, ad un livello superiore assumendo le sembianze di una torre in vetro firmata da TNA Architects nella prefettura giapponese di Nagano.

Il Giappone svetta nella classifica dei paesi più creativi al mondo, premiato per il “miglior progetto di casa privata”, (con il Design Award come Best new private house indetto da Wallpaper) assegnato a Makoto Takei and Chie Nabeshima (TNA): una costruzione verticale dalle molteplici trasparenze dove il vetro si alterna in uno spartito ritmico alla materia per eccellenza, il legno. Una visuale stereoscopica a 360° della rigenerante tessitura forestale in cui è immersa, alimentata da luce naturale durante il giorno e armoniosamente mimetizzata tra gli alberi di notte.

Ring House Japan By TNA Architects 0101

I fondatori dello studio di Tokyo, Makoto Takei e Chie Nabeshima, hanno progettato la Ring House nel 2006 e assurge a archetipo del principio curativo del “forest bathing”. Una colonna leggera e fluttuante aperta da fasce di vetro su tutti e quattro i lati. 

Dalla base alla sommità (per un totale di tre piani di altezza), l’architettura è avvinghiata da anelli di vetro e legno, i quali permettono alla luce del bosco di farsi strada morbidamente all’interno, impedendone, al tempo stesso, la vista della vita che scorre dal di fuori.
La sensazione che ne consegue è quella di essere abbracciati dalla natura circostante, diventandone parte inetgrante, così come gli stessi mobili, essenziali e naturali per forma, materiali e colori, non interrompono il suadente dialogo tra interno ed esterno.

Japanese Glass Red House

Si trova a Karuizawa, una famosa località turistica a poco più di un’ora di macchina da Tokyo, benedetta da un clima estivo fresco e un magnifico landscape montuoso. Leggenda vuole che John Lennon e Yoko Ono abbiano trascorso qui lunghi periodi di vacanze estive, accolti e protetti da una casa per le vacanze appartenente alla famiglia di Ono.

Svettando verso l’alto, come gli alberi circostanti, la proprietà Nagano si articola su 1.097 piedi quadrati disposti su tre livelli. Il suo design si presta al bagno nella foresta, o shinrin-yoku, anche senza uscire di casa, poiché gli spazi abitativi sono già inondati di luce – fin dal primo mattino – che filtra attraverso il fogliame.

Japanese Glass Red House

La stretta cucina in legno e il camino si adattano ai pannelli orizzontali delle pareti in modo da non ostruire la vista. Allo stesso modo, scale fluttuanti collegano gli spazi, raggungendo all’ultimo piano due camere da letto con schermature in legno per la privacy e un bagno incassato con vista sul verde del bosco.

Il suo attuale proprietario ha aggiunto un ulteriore studio con una camera da letto adiacente alla casa principale, caratterizzata da un soffitto “pericolosamente” inclinato e geometriche vetrate.  Lo spazio outdoor gode di un’area salotto all’aperto in cemento armato con un’accogliente firepit per le serate all’aperto.

L’antica medicina della foresta si conferma – in una società ad alta intensità come quella contemporanea – l’unico vero antidoto contro lo stress metropolitano!

La Wood Therapy e le sue origini giapponesi

Lo Shinrin-Yoku o Forest Bathing è una pratica originata in Giappone, intesa come parte di un ampio ed articolato programma sanitario nazionale mirato ad aiutare la popolazione nipponica ad affrontare i disturbi legati allo stress urbano aiutando, contestualmente, a proteggere le foreste

foresta quercia borgogna francia
Foresta in Borgogna, Francia

Questo concetto di Forest-Therapy nasce composto da “foresta” e yoku, “bagno”: letteralmente “bagno nella foresta”. Il termine, coniato nel 1982 dall’allora direttore generale dell’agenzia dell’agricoltura Tomohide Akiyama, da allora lo shinrin-yoku è diventato una pietra miliare della medicina giapponese.

Il Forest Bathing è una pratica ”salutogenica” di connessione con la natura ed in grado di promuovere la salute, con lo specifico obiettivo di aumentare il benessere, schiarire le nuvole grigie dello lo stress e favorire il rilassamento del sistema nervoso profondo.

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Alla base di questa terapia, che sembra un inno new age, ci sono seri principi scientifici di “mindfulness” che prevedono degli step d’avanzamento: l’apertura dei sensi verso l’atmosfera della foresta; camminare dolcemente nella foresta; inalare l’aria della foresta; rafforzare una connessione emozionale con il paesaggio.

Questa pratica è adatta praticamente a tutti in quanto non fa leva sullo sforzo fisico, ma sulla presenza consapevole e promuove l’equilibrio tra mente e corpo attraverso un protocollo che si basa principalmente sulla percezione sensoriale e la mindfulness.

Danza Aerea – Foresta di Piegro

Una visione olistica, dunque, dell’essere vivente, che si concentra sulle specifiche necessità di persone che vivono difficoltà legate allo stile di vità e si concentra sull’alleviamento del senso di angoscia (inadeguatezza) e sulla riparazione dei danni alla salute mentale/fisica da esse causati.

L’essere umano subisce naturalmente un’attrazione, effetto calamita, nei confronti della natura e dei suoi protagonisti; per questo le radici della Forest-Therapy sono comuni a culture di tutto il mondo; un’attrazione che si è via via affievolita nel tempo a causa di fattori esterni, ed abbiamo vieppiù perso le antenne in grado di entrare in sintonia e comunicare con la natura utilizzando tutti e cinque i nostri sensi.

Siamo così concentrati sulla parte alta, “la nostra testa ” che finiamo per dimenticare di essere radicati in un corpo; è spesso questo squilibrio che tende ad infiammare il termometro del nostro stress portandolo ad un livello così elevato, e costante, da diventare cronico.

L’esperienza di provare sensazioni estremamente fisiche in risposta alle emozioni ci è ben presente, ad esempio si parla di “sentire il cuore in gola” o lo “stomaco chiuso” quando ansia e timore ci avvinghiano impossessandosi di noi. La paura ci fa impallidire, una forte passione può farci arrossire e siamo capaci di tremare dalla rabbia: la risposta del nostro corpo è immediata, diretta e visibile all’esterno.

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Il corpo è lo sfondo di tutti gli eventi psichici e, quindi, va considerata del tutto logica la presenza di uno stretto legame tra mente e corpo o, ancor più, indissolubile l’unità somato-psichica dell’uomo. Unità che implica una profonda ripercussione del benessere fisico sugli stati d’animo e viceversa una profonda influenza delle emozioni sul corpo e sul suo benessere tanto da richiedere che, qualsiasi malattia fisica, venga indagata non solo da un punto di vista medico e psicologico, ma anche considerata sotto l’aspetto emotivo che l’accompagna.

I legami tra mente e corpo furono affrontati principalmente da un medico, David Hartley, che, pur mantenendo una posizione dualistica (scriverà nel 1794 che “l’uomo consiste di due parti, l’anima e il corpo”), s’ispirava alla teoria di Locke secondo la quale esiste un’interazione tra corpo e operazioni dell’intelletto. In forma ancor più drastica Alexander Bain mosse le sue ricerche per dare una base neurofisiologica ad ogni studio del comportamento; è sua l’affermazione secondo la quale “la mente è completamente alla mercé delle condizioni corporee”. 

Dovremo attendere l’800 con Cabanis per giungere ad una diversa concezione dell’uomo, che si affermerà definitivamente nel secolo successivo, attraverso la quale il “morale” è funzione del sistema nervoso e in primo luogo del cervello, ed è principio regolatore del “fisico”; ma cervello e sistema nervoso fanno a loro volta parte del fisico. A livello filosofico viene così sancita l’unione ed unità dell’uomo.

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Ciò implica che la mente, le emozioni e il corpo non sono entità separate, ma bensì strettamente interconnesse. Basti pensare ad esempio che gli stessi messaggeri chimici che operano in modo estremamente esteso sia nel cervello che nel sistema immunitario sono anche quelli più frequenti nelle aree neurali che regolano le emozioni.

 Alcune delle prove più convincenti dell’esistenza di una via diretta che permette alle emozioni di avere un impatto sul sistema immunitario sono state fornite da David Felten. Un pensiero laterale abbracciato dalla moderna medicina psicosomatica, che riscrive lo schema classico, prevedeva la lesione dell’organo quale causa della sua disfunzione, a sua volta causa della malattia. Nello schema secondo cui il mantenersi di uno stress funzionale, che ha la sua origine nella vita quotidiana dell’individuo in lotta per l’esistenza, genera quella disfunzione dell’organo, causa della lesione, e a sua volta causa della malattia.

Foresta di Bambù in  Arashiyama, Giappone
Foresta di Bambù in Arashiyama, Giappone

Gli effetti dello stress cronico possono avere delle pesanti ripercussioni sui diversi aspetti della nostra vita; non si parla quindi solo di disturbi psico-fisici ma anche di conseguenze al livello emozionale e relazionale.

La Forest-Therapy va ben oltre la bucolica passeggiata nei boschi per farsi autentico bagno sensoriale, definito da un protocollo condiviso, che negli anni è diventato materia di studio e si è reso utile ausilio terapeutico. Gli studi scientifici, infatti, sembrano rinsaldare le proprietà benefiche della Forest-Therapy e i suoi effetti sull’equilibrio psico-fisico delle persone. Per tutto ciò possiamo ringraziare anche i monoterpeni, che sono degli oli essenziali ed essenze aromatiche emanate dagli alberi stessi, che vantano particolari effetti terapeutici.

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Immergiamoci con fiducia ed ottimismo in questo bagno sensoriale durante il quale siamo invitati a vivere la foresta attraverso i 5 sensi per promuovere un profondo senso di relax. Concentrarci sulle nostre sensazioni e lasciando andare i pensieri, sempre con un atteggiamento benevolo e di “sospensione” del giudizio nei nostri confronti, ci daremo la possibilità di vivere il presente nella sua totalità, senza fretta, concendendoci di assaporare il tempo, attimo dopo attimo.

Si tratta di vivere il presente con gentilezza e comprensione, dirigere verso di sé uno sguardo dolce ed indulgente, prestare ascolto al concerto di suoni della natura, inalare a pieni polmoni l’ossigeno e l’aria balsamica, insieme agli effluvi della foresta, farci risvegliare dai segnali emessi dal nostro corpo. Il profumo di muschio, di resina, di terra bagnata, il fruscio del vento tra le foglie, le diverse voci degli alberi “maestri” e di tutti gli abitanti di quel complesso universo.

Il gesto più importante per chi, come molti di noi, vive in città inquinate, sarà la riscoperta del piacere del buon respiro, un’attività di profonda riconnessione tra corpo e anima.


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