Freedom Room - Ado Cibic
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Freedom Room: uno spazio “abitativo” compatto e iper efficiente nato dalla collaborazione tra Aldo Cibic, Marco Tortoioli Ricci e i detenuti del carcere di massima sicurezza di Spoleto.

Freedom Room, Triennale di Milano 2013

Freedom Room è un progetto nato dalle fervide menti di Aldo Cibic, (con il suo Cibic Workshop) e Marco Tortoioli Ricci (sostenuto dal collettivo Co.mo.Do.) in collaborazione con e per il carcere di massima sicurezza di Spoleto.

Schizzi – Aldo Cibic

Co.mo.do e Cibic hanno incrociato le proprie strade professionali dando vita ad una riflessione concreta su come il design potesse migliorare i lavori e la vita nel carcere. Una delle premesse da fare è che la maggior parte dei mobili che si trovano nelle prigioni italiane sono prodotte da una falegnameria nel carcere di Spoleto. Lavorando con un gruppo di detenuti addetti alla falegnameria, che in questo caso sono stati dei consulenti del progetto, sono venute fuori nuove idee sull’abitazione a basso costo,  su oggetti che devono essere multifunzionali, su spazi flessibili e adattabili a diversi utilizzi. La cella, in fondo, non è altro che un modello spaziale su scala ridotta: un unico ambiente che ne divora altri al suo interno, così gli oggetti devono per forza di cose essere pensati ed adattati ad usi differenti.

Prototipo – Freedom Room

Così è nato il progetto Freedom Room: uno spazio più vivibile concepito per essere compatto e funzionale e adatto ad incontrare nuovi bisogni pur mantenendo la dimensione originale della cella 4×2,7 m. Un punto di partenza per immaginare le nuove celle italiane, ma non si fermerebbe lì. Pensando “out of the box”, si potrebbe immaginare come modulo base di un hotel a basso costo, di un ostello della gioventù o di un’abitazione economica.

Co.mo.Do è una cooperativa che da dieci anni svolge un lavoro di formazione professionale nell’ambito del design, della grafica e dell’editoria presso i detenuti della Casa Circondariale di Spoleto. La collaborazione con Cibic – che da sempre si è dimostrato sensibile al tema – è giunta quasi come conseguenza naturale a un corso da lui tenuto presso la falegnameria del carcere. La domanda, oggi più che mai viva e attuale, che ha animato questo pensiero è la seguente: può il design qualificare il lavoro all’ interno di un’istituzione chiusa? “Ascoltando le esigenze e i racconti di come i detenuti utilizzano lo spazio, usando ogni centimetro e riducendo ogni elemento all’essenzialità – racconta Marco Tortoioli Ricci, fondatore di Co.Mo.Do – è nata l’idea di una cella diversa, di uno spazio diverso“. I designer hanno progettato il layout insieme ai detenuti, che hanno spiegato (e disegnato) come risolvere ogni dettaglio pratico di vita.

Freedom Room presentato al Listone Giordano Arena di Milano

Siamo entrati nel carcere pensando di dover insegnare a disegnare oggetti ai detenuti, mentre alla fine sono stati loro ad insegnare qualcosa a noi!

Aldo Cibic

Ma Freedom Room, il modulo abitativo così progettato – 9 mq funzionali ed eleganti nella massima semplicità – potrebbe essere utilizzato per soluzioni temporanee, per gli ostelli, o  come strumento di riattivazione urbana degli spazi in disuso nei centri storici, come quelli commerciali o industriali non più occupati, e alloggiare, per esempio, in maniera economica, le fila sempre più fitte dei nuovi poveri (solo a Milano se ne calcolano attualmente più di settemila). O – auspicabile quanto utopico nella realtà italiana – per arredare le stesse celle.

Freedom Room – Triennale di Milano 2013 – Schizzi Aldo Cibic

Il progetto era stato presentato in anteprima, come primo prototipo di Freedom Room, ed esposto a Milano in Triennale durante la settimana del Salone del Mobile del 2013. Fondamentale nel progetto il supporto di Listone Giordano, che ha fornito la materia prima lignea certificata.

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