Riken Yamamoto premio pritzker 2024

Riken Yamamoto, giapponese (Pechinese di nascita), è stato insignito del premio Pritzker 2024, giapponese dopo Arata Isozaki (2019), Toyo Ito (2013), Shigeru Ban 82014), Kazuyo Sejima e Ryue Nishizawa (2010), Tadao Ando (1995), Fumihiko Maki (1993) e Kenzo Tange (1987).

Laurea in architettura presso la Nihon University nel 1968 e  Master presso l’Università delle Arti di Tokyo nel 1971.

Fonda la Yamamoto & Field Shop Ltd, ed è docente presso il Dipartimento di Architettura dell’Università Kogakuin, poi visiting presso la Graduate School of Architecture della Yokohama National University e la Nihon University.

Riken Yamamoto e i primi progetti architettonici

I primi progetti di Yamamoto sono della fine degli anni Settanta – ricordiamo la Yamakawa Villa (1977) e Studio Steps (1978).

Il principio dinamico di Yamamoto insiste sull’interazione tra fruizione dello spazio architettonico e il territorio contestuale, con progetti come la Hotakubo Housing (1991) e la Saitama Prefectural University (1999) che analizzano la natura stessa dell’attualitá del concetto di “comunità” e di “vita collettiva”.

Il Museo d’Arte di Yokosuka (2007) è un esempio eponimo per Yamomoto, per lo sviluppo dello spazio interrato, ”nascosto” che “si riflette nel il paesaggio” e ancora la Fussa City Hall (2008) e la Tianjin Library (2012) e il Taoyuan Museum of Art (2023).

Nato a Pechino dicevamo, ma Giapponese per cultura e per attitudine intellettuale, Riken Yamamoto riceve il Pritzker Architectural Prize, e come sempre, (come per il Nobel per la Letteratura), si confrontano le diverse scuole di pensiero, ma in questo caso specifico il “laureato” probabilmente metterà d’accordo tutti.

Riken Yamamoto: eleganza e controllo del gesto creativo

Riken è la “summa theologie” della contemporaneitá, incastrata perfettamente  nella ricerca costante di una salda attrazione per la mutevole, ma salda, tradizione nipponica e non è casuale che abbia fatto pratica da uno dei grandi maestri giapponesi, Hiroshi Hara, fortunatissimo esponente dell0High tech, che ancora oggi ha un ruolo luminoso nel panorama di quel paese.

Eleganza, controllo del gesto creativo, capacità di dare risposte ad ogni programma progettuale, sono la multiforme cifra stilistica dell’architetto, sempre attento alla contestualizzazione progettuale, che non rinuncia mai a segnare i territori con notevoli segni innovativi.

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Yamamoto sembra la sommatoria di molti altri premiati giapponesi, ma con un´attenzione e una “coloritura sensoriale” del tutto originale, e ci appare come un punto di arrivo della ricerca cosí lucida che arriva dall´”Oriente del mondo”, capace di rendere attuale un profilo culturale consolidato ma sempre attento alla versatilitá del nostro tempi veloce, e confuso.

L’architettura come punto fermo, l’architettura come celebrazione di legami irrinunciabili per una pratica professionale fatta di concentrazione, di elaborazione identitaria sempre sorprendente e mai invadente o muscolare, ma semplicemente adatta a quel “luogo” e a quella funzione che, di volta in volta, compongono il racconto sorprendente di Riken.

Riken Yamamoto: un maestro silenzioso

Un “maestro silenzioso”, educato e felice, che non ha piú bisogno di dimostrare nulla, in un percorso, in un tracciato ricolmo di successi professionali in tutto il mondo, e questo premio è solo il suggello di una pratica che trabocca di sinceritá estetica e di insegnamenti per molte generazioni di architetti.

Torna dunque “il silenzio come prassi concettuale”, dove la dimensione dell’Edificio deve sottomettersi programmaticamente al principio della minima densità formale, incastrata nella massima virtualità funzionale: ”il meno non è soltanto il più ma, diventa l’essenziale”.

Non conosco la visone zen di Riken ma il tragitto verso l´Elevazione è implicito, la sua architettura è un “inno alla gioia” e come il coro beethoveniano è fatto di tante componenti che concorrono ad un risultato straordinario, si amalgamano senza prevaricare alcuno dei “flussi sonori ed estetici”.

La Lezione di Yamamoto è composta da tanti capitoli che rappresentato le diverse identitá del suo lavoro, un racconto che ci accompagna dentro un universo di realizzazioni complesse ma che rifuggo da qualsiasi tentazione di banalitá e di prevedibilitá.

Riken Yakamoto ci aiuta a dare senso al nostro lavoro di architetti e di critici, lavori, professioni che hanno bisogno di punti fermi, di “luoghi intellettuali” dove ancorare alcune nostre certezze rimaste, ed in questo l´architetto Prizker Prize è da considerarsi un vero maestro.


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