Arturo Schwarz e Marcel Duchamp

Che cosa potrei raccontarvi di Arturo che non sapete già?

Come si può sintetizzare la vita e l’opera di un uomo simile, forte, austero, gentile, sofisticato e semplice, vitale e sornione come un gatto, accoccolato nella sua casa-studio, non museo per carità che potrebbe arrabbiarsi, anche perché il museo glielo regalerà finalmente la città dove ha vissuto dal 1949.

A Milano è stato editore, gallerista collezionista (non gli piace neppure questo sostantivo) poeta, studioso di discipline esoteriche e sommo cantor del surrealismo e del dadaismo.

Ecco partiamo da queste ultime attività, perché Schwarz si trova in perfetta solitudine nel promuovere, sostenere, condividere le istanze dei grandi movimenti d’avanguardia, e fa di Milano la sua terra d’approdo prima esistenziale e quindi culturale.

Dall’Egitto ci porta già tanta attività politica, editoriale, ha già una vita vissuta e quando riesce a fuggire fisicamente al patibolo ha già 25 anni.

Arturo Schwarz e Maurizio De Caro
Arturo Schwarz e Maurizio De Caro

 Arturo sa quello che deve fare. Conosce tutti e subito, Elio Vittorini o Pagliarani e una fila di personalità del mondo intellettuale, allora molto vivace, milanese, e da editore esordiente pubblica Quasimodo e Ungaretti, mica male.

La sua casa editrice e quindi la sua galleria diventeranno un faro luminoso per la cultura europea e mondiale di quel periodo, e fino alla fine degli anni settanta, prima di intraprendere altre strade di ricerca e di indagine ideale, che non lo lascerà fino ad oggi che, a 96 anni compiuti e una nuova compagna sembra volerci indicare altre strade e altre suggestioni.

Vi parlerà di Luis Bunūel, di Picasso, e naturalmente di Breton, suo amico fraterno, e certamente di Marcel Duchamp con cui ha stabilito un rapporto privilegiato, ma non c’è una figura di qualsiasi disciplina dell’arte, e della cultura con cui non abbia avuto rapporti epistolari, dialettici se non addirittura di acquirente illuminato.

Arturo Schwarz con Marcel Duchamp
Arturo Schwarz con Marcel Duchamp

Migliaia sono le opere possedute, e spesso donate a centinaia a molti musei ma soprattutto a Gerusalemme, Tel Aviv e Roma, un corpus di autori surrealisti, dadaisti e artefici principali delle avanguardie storiche che dalle pareti della casa di porta Vigentina sono passate, e spesso con incredibile fatica burocrati sulle pareti delle grandi istituzioni pubbliche internazionali.

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Ti guarda dentro, con quegli occhi intensi pieni di ricordi, e di idee, o l’amarezza di non aver potuto incontrare Trotzsky, perché ucciso poco prima dei sicari stalinisti, lui che prossimo al centenario si dichiara ancora rivoluzionario e sappiamo bene quanti nemici e quali danni questa sua posizione romantica gli abbia procurato a partire dal fido concesso e poi revocato dalla Commerciale su cordiale intercessione di Togliatti su Mattioli.

Ma chi può abbattere un uomo simile? chi può procurargli danno?

Abbiamo il dovere di preservare la sua memoria, di farlo parlare di Magritte e di Mirò, del cenacolo dei grandi dell’altro secolo, che lui ha registrato dentro di se, e ora è pronto per restituirci queste meraviglie, in forma di memoria condivisa dall’Europa dell’arte.

Arturo Schwarz
Arturo Schwarz

La sua schiettezza nello stabilire quello che vale e quello che è stato gonfiato da certa critica prezzolata, è nota, d’altronde come potrebbe allontanarsi dalla verità chi la storia l’ha vissuta negli ultimi settanta anni, e sempre nel posto ideale e al momento propizio.

Arturo avrà la sua “Casa” a Milano, dove le meraviglie del suo privato, amichevole diventeranno momenti di confronto tra istituzioni e centri di Ricerca, e non più per pochi ma per i tanti che vorranno ancora trovare momenti di elevata emozione concettuale.

Perché attraversare il suo mondo provoca grandi emozioni, perché mentre lo guardo vedo nei suoi occhi il riflesso di quanti ha incontrato, aiutato, esposto, pubblicato, e proietta ancora intatta tutta l’intensità che ha permeato la sua vita, anche se a guardarlo per troppo tempo si può rischiare di finire folgorati.

Ad Arturo piace molto andare al ristorante e al cinema, tranne in questo periodo di quarantena, è stato assiduo frequentatore delle due tipologie di locali, sempre accompagnato dall’amata Linda, presenza delicata, dolce ma fiera, sua giovane moglie e compagna d’avventure.

Che cosa ci può raccontare delle sere con Man Ray, o Francis Picabia, o Arman?

Credo che la grandezza di Arturo sia tutta nel descrivere questi autentici geni del XX secolo con un’intensità iconoclasta e con una franca esposizione di vizi, difetti, pregi e manie, nessuna forma aneddotica o stupida curiosità.

Solo una radiografia precisa ed essenziale del carattere di ogni figura artistica e non dimentichiamo che lui è stato un protagonista di quel mondo e non soltanto un frequentatore, un cantore certo ma sullo stesso piano degli altri, sia per la sua levatura di saggista che di poeta.

Arturo Schwarz e Peter Halley
Arturo Schwarz e Peter Halley 

La sua fama è risultata notevole già poco dopo l’apertura della galleria milanese e ci piace ricordare una mostra su Picasso e Sironi dell’inizio egli anni sessanta, dove il Nostro acquista dieci Picasso e venti Sironi (allora maledetto da tutti i critici di destra e di sinistra), e così saranno decenni di bagliori e di meraviglie capaci di sconquassare la sonnolenta borghesia milanese, dove Arturo entra col grimaldello della provocazione intelligente e insegna l’arte dello svecchiamento delle consuetudini consolidate.

Il suo compito è quello, e lui lo svolge nel migliore dei modi.

Tutte le volte che l’ho incontrato mi è sembrato di poterlo vedere nei luoghi più importanti dove l’arte del XX secolo è diventata tale, e lui l’ha frequentata, analizzata, sostenuta quando non era ancora quello che sarebbe diventata, quando attraversava a mala pena la cronaca del mondo, e a questo punto sarebbe facile capire l’importanza della critica quando è critica e non piaggeria utilitaristica.

Questo è quello che ci piace in Arturo la sua disponibilità, la sua sagacia, l’intelligenza al suo stadio più alto, e la coerenza che schiaccia l’irrisoria pretesa della contemporaneità di far girare i grandi movimenti delle avanguardie storiche verso l’uso più consono al momento.

I veri maestri dovrebbero essere così, alteri ma mai arroganti, vivaci e non cauti, capaci di sorprendere ad ogni parola, ad ogni espressione concettuale perché portatori sani di quelle espressività di cui il mondo, o meglio quella parte del mondo che crede nella forza salvifica dell’intelligenza, ha bisogno.

Ha scritto migliaia di pagine su decine di argomenti, ha conservato nel suo meraviglioso archivio le testimonianze affettuose di quanti corrispondevano, e chiedevano consigli o solo parerei sugli argomenti più impensabili, anche se si chiamavano Magritte o Quasimodo, Mirò o Dalì e naturalmente tutti quelli che avete studiato nelle storie dell’arte del secolo scorso.

La poesia è il suo esercizio spirituale da ateo professante, e ne ha fatto una pratica quotidiana una ginnastica cerebrale, senza sosta, dove spicca al centro e come era prevedibile l’amore per il mondo per la bellezza e per la donna, per questo lo ammiriamo per aver scritto” l’amore a novant’anni “, perché ci introduce in un mistero inspiegabile e condiviso con la grazia di un adolescente e con la forza immortale del vecchio saggio.

Non ha mai lasciato l’ironia colta e l’indagine sui testi sacri come il Talmud e molti altri come dell’imperdibile raccolta di saggi “il reale assoluto” illustrato ovviamente da Duchamp e Man Ray nel 1967.

Ripeto non voglio raccontare “la solita vita di un uomo famoso” ma trasferirvi le emozioni che gli incontri con Arturo mi hanno prodotto e il progetto del Centro Studi e Documentazione Arturo Schwarz di Milano sarà la cristallizzazione architettonica di queste pulsioni, e non semplicemente un’architettura, ma un metodo di lettura dell’universo concettuale al suo grado più altro del XX secolo.

Arturo Shwarz, la galleria 1954-1975
Arturo Shwarz, la galleria 1954-1975

Lui mi ha detto che non è importante lasciare una traccia, un segno, e infatti siamo noi che vogliamo raccogliere quello che lui ha esposto nel mondo, come un omaggio, un regalo di compleanno, per condividerlo con quanti non hanno avuto la fortuna di poterlo frequentare.

Il suo atteggiamento è giusto, la sua opera è nel mondo e per il mondo e dunque non ha bisogno del suo sostegno per essere salvaguardata, perché è un dovere etico delle società che verranno, conservare per condividere le intelligenze più vivide che hanno attraversato il nostro paese e la nostra città.

Arturo è una via che gli dedichiamo da vivo, non una semplice celebrazione, ma un megafono per amplificare il più lontano possibile decenni di insegnamenti e libri, e mostre, e raccolte di poesie e saggi, talmente imponente che non basterebbe una vita per poterlo analizzare.

Questo ci piace molto, perché solo le sfide impossibili sono quelle che abbiamo il dovere di accettare.

Lui verrà all’inaugurazione, verrà all’Arena e farà finta di sminuire incontri, gesti artistici, teorizzazioni come è nella natura e nella grandezza degli uomini di genio, e gli altri dovranno e giustamente, faticare per porsi vicini a lui, per ascoltarlo, per condividere il suo sorriso e qualche inevitabile rimprovero che sempre giungerà.

E’ il nonno o il padre che avremmo voluto avere, anzi qualcosa di più perché Arturo è anche un fratello maggiore capace di dare senso ai nostri interrogativi anche sul perché il secolo scorso ha prodotto sia nel bene che nell’orrore quello che noi conosciamo ma che lui ha vissuto come testimone etico ed estetico dei tempi, dei giorni

Tutti li attraversati senza lesinare energie e coraggio, sfidando la sorte (e il patibolo, fisicamente),e nemici di pericolose dimensioni, alla fine del secondo decennio del secolo XXI non siamo riusciti a dare un senso compiuto a quello che abbiamo letto, respirato, analizzato solo mezzo secolo fa.

Non ci può sfuggire, dunque la rinascita dell’ambizione all’intelligenza attraverso l’uso corretto di testimoni come Arturo, Padre del metodo e Signore delle teorie spericolate, scienziato e mago, funambolo razionale, e politico sognatore.

Non ce lo lasceremo sfuggire, e possiamo fin d’ora invitarvi alla più grande rappresentazione di questi nostri tempi sospesi e glabri, e vi assicuro, e questo Arturo lo sa benissimo , che ne vedrete delle belle.

p.s. il libro che sta sfogliando gli è piaciuto moltissimo.


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