Questa breve nota sui paesaggi agrari e forestali italiani tende a mettere in evidenza il legame esistente tra storia ed ecologia. Ritengo opportuno precisare che l’ecologia del paesaggio considera il paesaggio come un insieme di elementi interagenti: scienze della terra (clima, geologia, geomorfologia, pedologia), scienze della vita (botanica, zoologia), scienze dell’uomo (storia, antropologia, sociologia, economia).

Il paesaggio diventa un concetto olistico dove il tutto non è la somma delle parti ma è la modalità secondo la quale le parti interagiscono. Entrare nel prisma variamente sfaccettato del paesaggio produce un aumento di conoscenza a cui generalmente corrisponde un maggior interesse, un più sviluppato senso di appartenenza e quindi una più consapevole volontà di protezione.

Con questa premessa credo sia sufficiente fornire soltanto un esempio che mi esenti dal trattare l’ampio scenario italiano custode di una lunga storia e di numerose e differenti situazioni climatiche e morfologiche legate in modo complesso alla storia ed all’ecologia. L’esempio a cui faccio riferimento è la mia regione, ossia il Piemonte, ma anche in questo caso sarò ben lontano dall’essere esaustivo limitandomi a presentare alcuni paesaggi come espressione di momenti storici di particolare significato tralasciandone molti altri.

I momenti storici selezionati sono: il periodo romano, l’opera delle abbazie benedettine nell’alto medioevo, lo sviluppo dell’irrigazione tra il XIII e il XVII sec., le sistemazioni collinari,  le risaie e in tempi recenti le nuove tecniche agricole e i nuovi valori del bosco.

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Nel periodo romano il Piemonte era terra di confine con la Gallia, zona quindi nevralgica. Sottomesse le popolazioni dei Salassi e dei Cottii i Romani hanno dato un nuovo assetto al territorio che è stato in parte strutturato secondo il sistema di affidare ai veterani delle legioni romane  un pezzo di terra di cui essi erano usufruttuari e difensori. 

Questa assegnazione avveniva per lo più a seguito della centuriazione realizzata nelle aree di pianura dove l’acqua per essere regimata doveva avere la sua rete di scolo e la centuriazione era appunto la risposta  adeguata alla soluzione del problema.

centuriazione romana
Il grande quadrato (235 m di lato) è la nona parte
           del quadrato-base della centuriazione romana . 1° sec. d.C.
Caraglio (Quadralius)   (CN)

Il significato politico dell’operazione si coniugava quindi con una strutturazione ecologicamente compatibile. La centuriazione ben visibile nel comune di Caraglio (Quadralius lat.) allo sbocco della Val Grana in provincia di Cuneo ne è un chiaro esempio. Per le coltivazioni agrarie della centuriazione il terreno doveva essere preventivamente disboscato, ma la previdenza romana lasciava a bosco quegli ambienti dove erano presenti specie di particolare valore ingegneristico.

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E questo il caso dell’attuale Bosco delle Sorti della Partecipanza di Trino Vercellese. Tale zona è ricca soprattutto di farnie (Quercus robur) che in quell’ambiente con falda freatica prossima alla superficie prosperano rigogliose, configurando oggigiorno il bosco come “una zattera galleggiante sulle risaie”.

Abbazia di Staffarda
Prati con drenaggio presso l’Abbazia di Staffarda XII sec. (CN)

Proprio il Bosco della Partecipanza permette di fare un salto storico ed arrivare nell’alto medioevo al periodo del monachesimo benedettino che fu un oculato gestore di questo bosco (ora area naturale protetta del Piemonte dal 1991). Una abbazia benedettina particolarmente importante per il Piemonte è  quella di Staffarda dove il secondo termine dell’“ora et labora” riguardava la coltivazione dei campi e dei prati stabili, ambedue necessitanti di opere di drenaggio data la presenza dell’acqua a debole profondità. I fossi di scolo sono tutt’ora in esercizio per controllare la ben visibile  falda freatica che ha però subito un abbassamento di circa 30 cm negli ultimi decenni.

Suolo idromorfo presso l’Abbazia di Staffarda (CN)
Suolo idromorfo presso l’Abbazia di Staffarda (CN)

Con uno sguardo ai territori montani di quel periodo vediamo che la povertà assillante della gente di montagna ha comportato modifiche del paesaggio di tipo sostenibile, ossia di accordo tra ecologia ed economia. I castagneti da frutto da cui dipendeva la sopravvivenza sono sempre stati oggetto di particolari cure. La diffusione dei lariceti necessitanti di ampi spazi, essendo il larice una specie naturalmente eliofila, permette la coesistenza con il prato.

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Carico di bestiame in equilibrio con l’ambiente

Mentre il larice fornisce il materiale ligneo per la costruzione delle grange (equivalente delle baite in Piemonte) il prato, sistematicamente spietrato, produce foraggio e pascolo per il bestiame. Appaiono allora ai nostri occhi i lariceti inondati di sole con l’erba ovunque presente e con i cumuli di pietre. Se il carico del bestiame pascolante è proporzionato all’ambiente siamo certamente di fronte ad un paesaggio sostenibile.

Erosione del suolo per eccesso di pascolamento
Erosione del suolo per eccesso di pascolamento

Il XV e XVI sono secoli che vedono un grande sviluppo dell’irrigazione tramite canali (bealere in piemontese) che derivano l’acqua dai torrenti montani quando questi arrivano in pianura. I prati stabili irrigui diventano allora l’uso sostenibile, riciclando la sostanza organica prodotta dal bestiame e mantenendo così la fertilità del suolo. Mi piace ricordare tra le tante bealere quella del Maian che scorre alla periferia di Margarita, luogo natale di mio padre Guglielmo Giordano.

Bealera del Maian, Margarita (CN)
Bealera del Maian, Margarita (CN) 

Nello stesso periodo le zone collinari del Monferrato e delle Langhe acquisiscono il volto che mantengono tutt’ora: vigneti, campi e boschi, la cui ubicazione non è casuale ma corrisponde a una data morfologia e pedo-clima. La regimazione delle acque in collina è un aspetto cruciale per impedire le frane e l’erosione del suolo, con le inevitabili ferite al paesaggio. E necessario allora conoscere la documentazione storica degli ultimi secoli e consultare le carte inerenti al rischio idro-geologico perché  i depositi sedimentari del bacino terziario piemontese sono relativamente recenti e non hanno ancora raggiunto la loro stabilità.

Risaie sommerse dall’acqua del canale Cavour

Nell’ottocento una parte delle provincie di Vercelli e Novara viene trasformata in risaie che si avvalgono dell’acqua fornita dal canale Cavour. Viene così creato un nuovo ecosistema che detiene una sua sostenibilità. Il paesaggio che ne deriva è mutevole secondo la presenza o l’assenza dell’acqua in superficie. L’equilibrio ecologico delle risaie desta  però oggigiorno preoccupazioni per l’uso dei diserbanti e pesticidi.

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Le nuove tecniche agricole dei tempi presenti comportano modificazioni importanti nel paesaggio. Tra i molti casi imputabili a tecnologie moderne riporto soltanto quello dell’irrigazione per aspersione che ha eliminato in molti casi quella tradizionale per scorrimento. Nel paesaggio le ripercussioni sono molto evidenti: si passa da un ambiente in cui l’acqua circola in canali le cui sponde sono protette da alberi ad un altro ambiente dove scompare la visibilità dell’acqua, così come scompaiono gli alberi, eliminati come intralci alla lavorazione di campi o prati sempre più grandi e uniformi. In altri casi le modificazioni paesaggistiche sono meno impattanti.

Vigneto inerbito secondo le buone pratiche, Moncalvo (AT)
Vigneto inerbito secondo le buone pratiche, Moncalvo (AT)

La sostituzione, nelle colline piemontesi, di una parte delle colture agrarie erbacee o legnose con i noccioleti non ferisce in modo particolare l’equilibrio estetico delle colline. Alcune modificazioni paesaggistiche poi hanno un significato positivo per l’equilibrio ecologico: è il caso dell’inerbimento dei vigneti per il controllo dell’erosione del suolo e, a dimensione europea, la protezione di una vasta zona viticola delle Langhe e del Monferrato con l’attribuzione di “patrimonio mondiale“. A questo riconoscimento  hanno forse contribuito in qualche maniera indiretta gli scritti di Pavese e Fenoglio.

Sistemazioni agricole collinari, Castagnito  (CN)

Il bosco oggigiorno ha acquisito in Piemonte così come nella maggior parte della nostra penisola, dei nuovi significati: da cinquant’anni a questa parte si è intensificata la fruizione turistica mentre nell’ultimo ventennio il bosco è visto anche come produttore, oltre che di materiale ligneo pregiato, anche di biomasse e come recettore (sink) di carbonio nel suolo dove la quantità di carbonio  annualmente incorporata è maggiore rispetto a quella naturalmente emessa per ossidazione della materia organica contenuta nella lettiera e nell’humus.

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Le implicazioni sul paesaggio sono da un lato una migliore manutenzione dei boschi, specie riguardo alla lotta antincendi, da un altro lato una più attenta difesa di certi ambienti tenuti sotto osservazione per il bilancio del carbonio e per registrare la crescita degli alberi.

Incendio nei boschi nel mese di febbraio. Almese (TO)

Esistono poi dei nuovi paesaggi rispondenti all’evoluzione nel tempo delle esigenze umane. Cosa dire di un campo di pale eoliche o di pannelli fotovoltaici o di estese superfici agricole che, a cielo aperto una volta, sono ora ricoperte da serre per le colture invernali? In questi casi occorre riflettere sul fatto che gli usi delle terre cambiano, così come cambia il lessico di una lingua.

Percorso turistico  in Valle Argentera
Percorso turistico  in Valle Argentera

Il tempo si incaricherà di rendere del tutto naturali alle nuove generazioni questi aspetti che noi vediamo con una certa preoccupazione in un paese bello come il nostro. Totalmente contrario  deve essere però il nostro atteggiamento verso quelle situazioni che oltre a svilire la bellezza del paesaggio ne compromettono anche la funzionalità ecologica come la dispersione nell’ambiente della plastica e dei rifiuti.

La conclusione di questo breve scritto credo sia abbastanza chiara. Essa si rifà allo scopo iniziale invitando chiunque, ma soprattutto i giovani, ad occuparsi di storia ed ecologia del paesaggio per meglio conoscerlo e quindi per meglio proteggerlo.


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