L’intelligenza artificiale può cambiare l’architettura? Uno studio di oltre 13 anni potrebbe rivoluzionare il modo di progettare.

Un progetto di ricerca di Jenny Sabin Studio in collaborazione con Microsoft Research, ADA è una curiosa sperimentazione che prende questo nome dal polimero, matematico, primo programmatore e primo innovatore dell’era dei computer, Ada Lovelace. Un’architettura sperimentale quella messa a punto da un originale progetto chiamato ADA, frutto di una ricerca elaborata da Jenny Sabin Studio in collaborazione con Microsoft Research.

ADA è il nome di un polimero, matematico, primo programmatore di computer e primo innovatore dell’era dei computer, Ada Lovelace incarna prestazioni, innovazione dei materiali, architettura adattiva centrata sull’uomo e tecnologie emergenti, compresa l’intelligenza artificiale. ADA è il risultato di tredici anni di lavoro collaborativo fra innovazione e architettura accostata alla scienza e di recente è stato installato presso il campus tecnologico di Redmond a Washington.

Si tratta di un lavoro di ricerca che, basandosi sull’intelligenza artificiale, ha l’obiettivo di facilitare e rivelare espressioni ed emozioni dei singoli individui una volta introdotti in un ambiente costruito. ADA infatti è un padiglione architettonico concepito secondo queste caratteristiche ed è in grado di immergere i visitatori all’interno di un bagliore reattivo e interattivo di fotoluminescenza. È un’architettura cyber fisica adattiva, personale, basata sui dati e informata dalla partecipazione individuale e collettiva, guidata quindi dall’uomo.

È un progetto che celebra l’intelligenza artificiale, basato su un’architettura che è “felice di vederti” e “ti sorride”. Si tratta di un sistema a risposta aperta caratterizzato da materiali leggeri, performanti, adattabili e adattivi a maglia digitale. Lavorando con ricercatori e ingegneri di Microsoft Research, ADA viene guidata da dati personali e collettivi, di sentimenti raccolti e conservati all’interno del Microsoft Research Building 99. La struttura del padiglione è composta da una maglia leggera di tubolari e cellulari reattivi basati sui dati che viaggiano fra tessuti e fibre foto-luminescenti che assorbono, raccolgono ed emettono luce.

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Si tratta di una struttura esterna a guscio sperimentale rigido assemblata da una rete di compressione di 895 nodi stampati in 3D unici e aste in fibra di vetro in grado di mantenere la forma di ADA in tensione continua. Una rete di sensori e telecamere posizionata in tutto l’edificio offre molteplici opportunità a visitatori e partecipanti di interagire e guidare il progetto. I dati includono modelli facciali, toni della voce e suoni che vengono elaborati dagli algoritmi di intelligenza artificiale e correlati al sentimento.

Quest’architettura sperimentale riproduce tre scale di illuminazione reattiva e graduale, tra cui una rete di LED indirizzabili, un cono centrale personalizzato in fibra ottica e cinque luci PAR esterne rispondono in tempo reale a flussi continui di dati. Dati specifici sui sentimenti sono correlati con colori, zone spaziali all’interno del progetto e materiali sensibili.

Sospeso da tre punti sopra il piano terra dell’atrio, ADA è una struttura rispettosa dell’ambiente ed è in grado di stimolare curiosità e meraviglia, scambio individuale e collettivo e rigorosa sperimentazione di ricerca.

Mentre il padiglione filtra la luce, proietta, allo stesso tempo, ombre dinamiche e cambiamenti in risposta agli input che riceve dai soggetti presenti.

Pubblicato su SEED00 ediz. 2022, autore Federica Calò


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