Architect Zaha Hadid Visits Glasgow's Riverside Museum

Nessuna, neppure la Signora Bauhaus è stata esente da tradimenti, colpi bassi, e per ognuna di queste eroine, figlie luminose di Plautilla ci sono secoli di incomprensioni, mistificazioni, gelosie professionali(e non), perché perfino LC non sopportò di vedere una villa bella più delle sue, disegnata da Eileen Gray ( e rubata dal suo architetto-fedifrago Badovici).

Ma questo è solo il punto più alto, colto, storico di una limitazione scientifica che neppure oggi riesce ad essere superata, tra retoriche politiche, promesse da marinaio, e una subdola violenza che irrora tutti i gangli contaminati della società e che non riesce a rispettare le parità di genere e a dare a qualsiasi tipo di talento il giusto ruolo che merita.

Questo anno di scritti, podcast e video-interviste, è stato per ONE/Arena molto importante perché comunque abbiamo stimolato un dibattito trasversale: da Melania Mazzucco, alla presidente della Commissione Design del Comune di Milano, dalla giovane film maker Tagliaferri (un uragano naturale) a tante altre.

Ma è ancora troppo poco, e ci sentiamo frustrati dal dovere inseguire la costruzione di una mentalità condivisa, ma continueremo perché Lina Bo Bardi non rimanga nella solitudine della storia, e daremo sempre più voce alle designer, alle architettrici, alle intellettuali che hanno ancora la sordina, perché noi ci siamo e sappiamo da che parte stare.

Il veicolo della cultura aiuta, e il nostro magazine a questo serve, il risvolto sociale ne è la conseguenza, come l’otto marzo è una convenzione, giusta, ma limitata rispetto alla diffusione di manifestazioni poco consone ad un paese/paesi civile/civili.

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Non è certo compito di un giornale che promuove la cultura del progetto in tutte le sue articolazioni e che guarda al futuro anche attraverso il superamento di queste discriminazioni, produrre momenti di lobbing su questi temi che sono essenzialmente politici, nel paese dove il “delitto d’onore” era una legge fino a qualche decennio fa.

Però possiamo parlare e tanto, senza farci intimorire dal pensiero unico, da una retorica più grande che è quella culturale che influenza le scelte e le sottolineature, i trend e le capacità di intuirne le trasformazioni formali, etiche ed estetiche, e ONE è sicuramente una tribuna libera, aperta, non vincolata a scelte di capo o interessi: vuole solo dare il giusto peso a quanti e a quante se lo meritano.

Ovviamente con quegli occhi di riguardo che dall’inizio di questa avventura, abbiamo usato nei confronti delle creative e di tutto quello che rappresentano, e siamo felici di aver aperto un interessante filone di analisi e di critica nei confronti dell’universo delle donne, non come genere protetto, ma solo per dare il peso che si meritano nella società e nella cultura.

Per noi è stato facile parlare di queste protagoniste parallele della storia e della cronaca del secolo scorso, e della contemporaneità e continueremo a cercarne di nuove, di famose e sconosciute, da rivalutare o da sostenere, perché ONE sarà una tribuna aperta, il laboratorio permanente di questa ricerca al femminile, senza nessun pregiudizio e senza nessuna censura, come è nel nostro stile.

Questo primo anno di lavoro rappresenta l’intelaiatura di una costruzione che cominciamo a percepire, in questo cantiere culturale i diritti, le emozioni, le istanze anche di chi ha avuto poco spazio e ancor meno voce, avranno sempre un posto di rilievo.

In fondo questo è il fine ultimo di qualsiasi mezzo di comunicazione e noi vogliamo guardare a questa giornata di marzo con una speranza che è forse una certezza: non dover distinguere alcuna forma di talento in base al genere, perché la cultura e la bellezza, beni di prima necessità, saranno capaci di cambiare la Società.

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