Casa Farace firmata da Lillo Giglia Architecture è una perla bianca incastonata orgogliosamente nel tessuto urbano circostante, collegato alla città attraverso piccoli fori e affacci panoramici sul centro storico. Progetto vincente del premio speciale Listone Giordano ai Premi In/ARCHITETTURA 2023 Sicilia, ha saputo valorizzare l’utilizzo del legno in qualità di materiale da sempre legato al mondo dell’architettura e delle costruzioni. Costituisce un importante esempio di architettura contemporanea e, al contempo, una riuscitissima operazione di cucitura all’interno di un contesto edilizio stratificato come quello del centro storico di Favara.

Nella culla della cultura Sicana, Favara e il suo territorio, testimoniano il passaggio di questo antico popolo. Adagiata su un dolce declivio a ridosso di un sistema collinare a tre punte, sorge questo affascinante luogo ricco di storia. Favara. Il suo nome trae origine dall’arabo Rohal-Fewwar, termine che significa “polla d’acqua, abbondanza d’acqua”.

La città, in seguito, si è sviluppata attorno al Castello Chiaramontano, che si erge su uno sperone di roccia. I Chiaramonte insieme ad altre nobili famiglie del posto, determinarono la definitiva trasformazione di Favara da borgo agricolo a vera e propria cittadina.

E’ nel cuore assolato del centro storico di Favara, che il progettista Lillo Giglia ha compiuto la sua magia, integrando un corpo dalle forme contemporanee in una geografia spaziale di tradizionali costruzioni a schiera preesistenti. Una riqualificazione che ha permesso di sottolineare il contrasto tra il “vecchio” ed il “nuovo” attraverso l’uso di un linguaggio architettonico che racconta la contemporaneità. 

Intervenire su contesti edificati derivati da un lungo processo di stratificazione culturale e costruttiva comporta una gravosa responsabilità e può sfociare in una sfida titanica. In questo contesto il progettista è chiamato a valutare un’ articolata griglia di fattori che vanno dalle richieste della committenza alle caratteristiche stilistiche e costruttive degli edifici esistenti, fino ai modelli relazionali che si vuole stabilire tra l’esistente e le nuove proposte progettuali. Operazione ancora più delicata quando l’intervento prevede la ristrutturazione o la realizzazione di una nuova costruzione la cui fisionomia, nell’incarnare i precetti fondamentali dell’architettura contemporanea, contribuisce fortemente alla rimodulazione estetica e formale di un tessuto edificato ormai da tempo definito.

Grazie all’utilizzo di forme essenziali e volumi puri, Casa Farace segna il passo di una chiave interpretativa moderna che non stride con l’esistente. Il parallelepipedo bianco, incastonato tra le vecchie mura degli edifici attigui, emerge prepotentemente dal tessuto urbano circostante, esibendo orgogliosamente la propria identità architettonica razionale ed espressiva. Risultato di un’operazione di riqualificazione e consolidamento di un’unita abitativa ormai in stato di avanzato degrado, il progetto ha richiesto una significativa riconfigurazione degli spazi interni sapientemente armonizzata con il trattamento delle superfici e l’impiego di finiture di grande raffinatezza. L’addizione di una nuova elevazione alle esistenti definisce lo sviluppo altimetrico della costruzione nella quale i diversi livelli accolgono le varie zone con funzioni differenti e specifiche.

Il piano terra funge da spazio di raccordo tra il piano seminterrato, ospitante la cantina aperta sul giardino privato, e i piani soprastanti. Un’elegante scala realizzata in un’unica lastra piegata in lamiera, collega il piano seminterrato al piano terra occupato, oltre che dal garage, da una stanza studio.

Delle tre camere che compongono la zona notte sistemata al primo piano, la stanza da letto principale, con la sua disposizione obliqua orientata verso il giardino, interrompe la regolarità della distribuzione planimetrica degli altri ambienti.

Il secondo piano accoglie invece la zona giorno caratterizzata dall’ampio open space del soggiorno e della cucina-pranzo. Qui lo spazio, sviluppato longitudinalmente, sembra volere espandersi al di là dei confini fisici dell’abitazione grazie alle due logge aggettanti, una sulla via Udine e l’altra, nel lato opposto  prospettante sul giardino. Le due logge aperte come grandi quadri sulla città, definiscono l’articolazione dei prospetti, dove ampi affacci si alternano a piccole bucature, sottolineando la razionalità del disegno.

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La scala a chiocciola, in lamiera piegata, a base quadrata dalla loggia sul giardino conduce al godibile solarium concepito come una sorta di belvedere sulla città. L’interessante soluzione adottata per le altre due rampe di scala del primo e del secondo piano, prevede, invece, la realizzazione di eleganti gradini a sbalzo in marmo scuro in contrasto cromatico con il bianco delle pareti interne. Al di là della funzione primaria di collegamento tra i vari livelli, le scale diventano, in questa abitazione, autentici elementi distintivi in piena armonia con le finiture e gli arredi degli spazi abitativi.

La razionale linearità dei prospetti trova piena omologia nell’elegante composizione degli spazi interni, dove l’impiego di materiali a basso impatto ambientale: pietre, marmi, legno ed intonaci naturali, si rivela uno dei principali fattori caratterizzanti del progetto. Colpisce infatti il raffinato contrasto tra le chiare tonalità del parquet alternate ai toni scuri delle lastre in marmo ed in gres, usate per pavimenti sia interni che esterni, e il bianco prevalente delle pareti e dei soffitti interni; colpisce anche il gioco di luci e di cromìe che il progettista è riuscito a creare nell’abitazione grazie anche ai materiali impiegati.  

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Il pensiero alle radici di questo progetto di riqualificazione testimonia la forte volontà di ancorarsi ai migliori principi della sostenibilità: i pannelli solari invisibili posti sul tetto consentono di produrre energia elettrica, acqua calda, riscaldare l’intera abitazione e soddisfare le esigenze domestiche; l’isolamento dell’intera struttura dell’edificio permette di ridurre drasticamente i consumi energetici e, inoltre, l’utilizzo di infissi e finestre di ultima generazione favorisce l’illuminazione naturale e un buon isolamento.

Farace House, con il suo sviluppo verticale, enfatizza il tetto come spazio funzionale “verde” dotato, perciò, di un sistema di canalizzazione della raccolta dell’acqua piovana e di un sistema di riciclo dell’acqua utilizzata che viene poi reimpiegata per le piante del giardino; i materiali utilizzati per la costruzione sono sostenibili, atossici, sicuri per la salute degli abitanti e per l’ambiente.

Ne deriva un’architettura sorprendente nel bel mezzo del vernacolare paesaggio siciliano.

Il progetto di Casa Farace, oggetto di  riconoscimenti internazionali  quali la “menzione speciale” al premio HÄUSER AWARD 2021 (Amburgo) e la selezione ufficiale della Commissione Giudicatrice dell’European Union Prize for Contemporary Architecture – Mies van der Rohe Award.

Lillo Giglia si laurea in architettura a Palermo.

Dal 2004 svolge attività professionale singola e associata, realizzando interventi di architettura residenziale, architettura degli interni, architettura sacra, allestimenti artistici e interventi di recupero nei centri storici ricevendo riconoscimenti significativi nel panorama internazionale e raccogliendo consensi da parte della critica e della stampa specializzata. Collabora alle attività didattiche connesse ai corsi di progettazione architettonica e museografia presso la Scuola Politecnica di Palermo.
Nel 2012 ha partecipato alla mostra Giovani architetti italiani/Incontro sull’architettura contemporanea, evento collegato alla tredicesima “Mostra Internazionale di Architettura” Biennale di Venezia, Padiglione Italia. È socio fondatore dell’associazione F.U.N. (Favara Urban Network), di spaB (società per azioni Buone) e membro attivo (ambassador) di Farm Cultural Park, centro culturale contemporaneo indipendente, che promuove la rigenerazione urbana di Favara attraverso l’arte contemporanea, il design e l’architettura.
È docente di SOU, la Scuola di Architettura per bambini di Farm Cultural Park.
Nel marzo 2016 ha vinto il concorso nazionale di progettazione per il Nuovo Complesso Parrocchiale Santa Barbara a Licata Ag (attualmente in corso di realizzazione).

Nel 2018 è stato uno dei 60 architetti selezionati da Mario Cucinella per esporre al Padiglione Italia (Arcipelago Italia) della XVI Mostra internazionale di Architettura a Venezia 2018.

Nel 2019 ha partecipato alla Biennale di architettura di Pisa – III Edizione “TEMPO D’ACQUA”.

Con il progetto QUID Vicololuna, ha vinto il primo premio RI.U.SO_05 ( Venezia 2016), promosso dal CNAPPC, il primo premio Mediterranean “Mimar Sinan” Prize (Istanbul 2018), il BigSEE Tourism Design Award 2020 (Lubiana 2020) e il primo premio IN/ARCH Sicilia/Calabria (interventi di rigenerazione urbana).

Attualmente è impegnato a numerose manifestazioni legate al mondo dell’architettura.


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