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Le Satellite Stations sono architetture nate da una riflessione sul rapporto tra eternità e temporalità di Michele De Lucchi. Riflettere sul tempo ci rinvia continuamente a una serie di domande sul futuro e sulla nostra condizione umana, che in architettura determinano scelte progettuali.
Gli egizi, i greci, i romani ma anche molti architetti dell’epoca moderna hanno costruito monumenti che aspirano all’eternità. Oggi il pianeta è troppo ingombro e non possiamo sempre pretendere di costruire per l’eternità. Ma di edifici ne abbiamo bisogno ed è quindi necessario che l’architettura partecipi all’evoluzione connettendosi con la dimensione della vita che scorre. Perché non pensare che anche l’architettura possa essere fertile?
![satellite stations](https://www.listonegiordano.com/one/wp-content/uploads/2023/08/4.png)
Le Satellite Stations sono piccoli pensatoi, serre, palchi e padiglioni collaterali all’abitare che possono con il tempo ritornare humus. Sono facili da costruire in legno, materiale il cui modificarsi ci parla del rapporto ancestrale tra l’uomo e la natura. Il legno si naturalizza, non si oppone al proprio consumo, ma prende bellezza e sentimento grazie al suo trasformarsi.
![satellite stations Michele De Lucchi](https://www.listonegiordano.com/one/wp-content/uploads/2023/12/satellite-stations-.png)
Le Satellite Stations attivano un rapporto sintonico con il tempo, si inseriscono nel suo fluire, mostrano le tracce dei fenomeni atmosferici, fino a diventare nutrimento per la natura stessa.
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Ne abbiamo immaginate sei, di cui tre ambienti introspettivi : la Cappella della luce, la Prospettiva della mente, il Laboratorio mistico ; e tre ambienti di relazione : il Giardino della cultura, il Salone della festa ; il Palco acustico.
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LA CAPPELLA DELLA LUCE – Mettere in luce la luce È una piccola cappella per meditare, che pone l’attenzione sulla simbologia della luce : la luce naturale è vita. Attraverso un tunnel, sempre aperto come la bocca di una caverna, si accede a una stanza buia.
È un buio volutamente disorientante, “come prima che ci fosse il mondo, come prima che esistessero gli alberi, i fiori, gli uomini, buio come il buio dell’ignoranza”. Ma in alto c’è un camino che proietta un raggio di luce, come una simbolica conoscenza, così tangibile che ti induce a toccarlo.
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