Un singolare allestimento/ricostruzione alla Triennale di Milano, parte da un edificio simbolo della città per un’inedita interpretazione morfologica dell’opera di Gio Ponti.

MILANO È LA COSA PIÙ ITALIANA D’ITALIA
(giustificazione: sono milanese)


Gio Ponti, L’architettura è un cristallo, Vitali e Ghianda, Genova 1957

Gio Ponti

A quarantanni esatti dalla pubblicazione di “Amate l’architettura”, il libro che è anche il suo testamento pratico-spirituale, la sfrenata poetica visiva di Gio Ponti fa ancora innamorare qualche curioso, affascinato dall’irregolare ispirazione del maestro milanese perché italiano (italiano perché milanese).

Vittime stavolta dell’incantamento sono due giovani architetti anch’essi milanesi, Michele Porcu e Attilio Stocchi: ammaliati dal mistero geometrico della Torre del Parco, novella Piramide di cui indagare struttura e proporzioni secondo la forma esagonale assunta a cifra cabalistica, Porcu e Stocchi ne hanno immaginato una ricostruzione “dentro” la Triennale come ventre meccanico della poesia pontiana.

Un’architettura diventata supporto espositivo, quadreria afea di (quasi) inediti e bellissimi disegni, finalmente mostrati al vero (ritarda, ritarda, la grande mostra su Ponti artista totale…). L’ambizione è enciclopedica: classificare fondamentalii opere pontiane “secondo i I tipo di esagono utilizzato: Scafo (Fondazione Ledei, Stoccolma), Gemma (Auditorium Time and Life, New York), Neo (Museo d’Arte, Denver), Tappeto (magazzini Shui-ing, Hong Kong), Freccia (chiesa di San Francesco, Milano), Alveare (pavimenti, Salisburgo).

” La lettura cabalistica si spinge fino all’ eccitazione visionaria di proposizioni tese a spiegare le stazioni dell’allestimento (che invece si spiega benissimo da solo come grande macchina per l’informazione). “Schizofrenia per logica – il modello della torre viene scisso fra due temi – scheletro di ferro: gemma (a terra, nella cassa) – basamento: neo (a terra, come spartitraffico).

” Qual’è il significato di questo rebus? Comprensibile l’idea della gemma: simbologia mineralogica, ma anche botanica, promessa di vita, crescita e frutto… Ma il neo? Vezzosa e artificiale escrescenza da seminare su uno splendido volto (leggi architettura)? Indispensabile e ingombrante massa di sostegno a terra?


Il Maestro invece non fu mai delirante. Scrittore garbato, arguto, minuzioso, Gio Ponti emetteva (dopo la guerra, la distruzione e la ricostruzione) pensieri distinti come slogan: politici devono pensare Architettura. La città (Polis) è Architettura: gli antichi pensavano così; oggi non ci pensano mai, non ci sanno pensare. *

Il vero artista è profetico: meglio, coglie nell’essenza della contemporaneità il dato immutabile. Solo così nascono opere durature. La Torre del Parco ha resistito alla trascuratezza endemica dei monumenti moderni nazionali, all’ignoranza (dal verbo ignorare) di tanti: eccezion fatta per i pochi fedelissimi pontiani che hanno potuto ammirare la ricerca paziente, lo sforzo interpretativo, l’idea di allestimento narrativo che stanno comunque dietro questa mostra.

Miracolo a Milano: l’estate scorsa anche la Torre è stata riaperta al pubblico. Arrivati in cima all’alta piattaforma, l’esagono è la carlinga di un aeroplanino immobile, che sorvola la città di Ponti, dei milanesi, degli immigrati, degli italiani.

Gio Ponti, Amate l’architettura, Vitali e Ghianda, Genova 1957, p. 15


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