One High Line BIG

Gli scultorei grattacieli One High Line, frutto del genio visionario danese Bjarke Ingels, svettano per l’unicità della loro composizione sia geometrica che formale. La torsione cinetica che strizza la struttura è stata meticolosamente progettata per ottimizzare la vista sulla città da ogni punto di osservazione.

Dal loro osservatorio privilegiato di West Chelsea, si impongono all’attenzione del pubblico come nuovo landmark, stagliandosi sullo sfondo acquatico del fiume Hudson e lo skyline di New York. Il progetto, in origine battezzato XI, fiancheggia l’ormai noto High Line Park e si snoda lungo l’Architecture Row, una sorta di red carpet dedicato alle opere dei “mostri sacri” dell’architettura mondiale da Zaha Hadid a Jean Nouvel passando per Renzo Piano.

I lavori, di recente completamento, sono  opera del dream-team che vede schierati il guru dell’architettura danese Bjarke Ingels (a capo di BIG), Alex Witkoff, co-CEO dello sviluppatore Witkoff Group, e il designer Dan Fink, che ha lavorato agli interni delle lussuose abitazioni giocando con l’alternanza di pezzi vintage e design contemporaneo.

La torre ovest è la più alta con i suoi 122 metri di altezza, all’interno della quale trovano ospitalità ben 149 esclusive abitazioni, la sorella ad est misura 91 metri e accoglie il prestigioso hotel Faena oltre a 87 unità residenziali.   

Gli “ipnotici” volumi danzanti sono rivestiti in vetro e pietra di travertino. Le vigorose geometrie che definiscono la composizione esterna sono uno dei segni distintivi della cifra stilistica di BIG, basti guardare indietro alle architetture più famose del visionario architetto fondatore dello studio danese: come la fabbrica Vestre in Norvegia, l’IQON a Quito e l’hotel del campeggio El Cosmico. Tuttavia, l‘effetto “torsione” non è stata una mera decisione estetica; le forme sono state progettate per garantire agli esigenti residenti la migliore vista possibile da ogni appartamento (lo sguardo può vagare da Lower Manhattan al fiume Hudson fino al New Jersey) .

Il design della facciata si ispira alle finestre forate degli storici magazzini in mattoni tipici dei quartieri di Meatpacking e West Chelsea. Il disegno è un’espressione onesta della logica strutturale a griglia dell’edificio, che segue il movimento della geometria delle torri. “La pietra di travertino è in un certo senso un omaggio a Gordon Bunshaft e ai suoi Solow Building e Grace Building, entrambi poco distanti”, afferma Ingels. (Gli edifici risalenti al 1974 si caratterizzano per una notevole pendenza verticale concava delle facciate, l’esterno in travertino bianco contrasta con le finestre nere. Un contrasto che rende l’edificio più luminoso rispetto a quelli che lo circondano)  

Il luogo prescelto gode di un’invidiabile posizione, abbracciato dalla High Line da un fianco e il fiume Hudson dall’altro, rappresenta un’incredibile sfida per un architetto che ha un intero isolato a sua disposizione. “Volevamo scoprire un’architettura che avesse al tempo stesso il carattere di Chelsea e fosse specchio fedele del suo tempo, un quartiere pieno di creatività e di idee sull’architettura. Non si trattava di novità, ma piuttosto di partire da quell’incredibile posizione e capire come massimizzarla per sfruttare la High Line, l’Arts District, il fiume e la vista” spiega Ingels.

L’effetto esterno di movimento e geometria si ammorbidisce all’interno, dove la drammaticità lascia il posto a toni più tenui e a materiali raffinati e lussuosi come il legno di rovere in diverse finiture e geometrie di posa, oltre al panorama stesso che è protagonista dell’interior. Le grandi aperture vetrate a tutta altezza fanno fluire il paesaggio all’interno dello spazio dell’abitare, in ogni residenza si fondono così il verde della High Line, le acque e l’iconico paesaggio urbano di New York.

Un progetto residenziale che stilla sensazioni di benessere e tranquillità.

Le diverse metrature degli appartamenti offrono la scelta da una fino a cinque camere da letto, hanno tutti a disposizione servizi esclusivi tra cui una piscina, una spa e un’area fitness con una delle più esclusive viste sulla città. L’interior curato da Dan Fink mescola in maniera equilibrata e sapiente oggetti vintage e contemporanei: ad esempio un tavolo da pranzo in palissandro e un divano di JD Moveis e Decoracoes, entrambi degli anni ’60, con sedie da salotto di Cassina e opere d’arte di Pace Gallery.

“L’edificio progettato da Bjarke è così elegante, con le sue coppie di torri avvolgenti e la vista sull’acqua, per questo desideravo che gli interni riflettessero questo tipo di grazia e di bellezza naturale. Abbiamo scelto arredi dalle forme semplici e sofisticate, rivestiti di materiali puri e dalle tonalità morbide. Vivere qui infonde una sensazione di calma, fluttuando sopra la High Line e il fiume”, dichiara Fink.

Architettura Paesaggistica: a passeggio lungo la High Line di New York

Un modello virtuoso di intervento e recupero paesaggistico all’interno di una metropoli all’avanguardia come New York è senza dubbio la High: emblema di come, tramite la riprogettazione verde, si possono rigenerare e riattivare zone urbane ad alto rischio di abbandono e degrado.

I treni non solcano più quei binari, che risalgono ai primi anni 30, quando venne costruita una visionaria ferrovia sopraelevata: la West Side Line per dare una risposta alternativa ai problemi igienici di cui soffrivano all’epoca le strade di New York. Il suo destino fu segnato dall’avvento dell’automobile, che ne decretò l’irredimibile declino e parziale distruzione negli anni ’80. Oggi, quel sito industriale segnato dalle trasformazioni del ‘900 è un parco pubblico avviato nel 2009 dall’architetto paesaggista James Corner e dal botanico Piet Oudolf.

Tramite il sapiente utilizzo delle specie vegetali e la sensibilità estetica volta al riuso dell’esistente si è data vita ad un “parco lineare” che, grazie alla sua posizione sopraelevata, offre un’incredibile esperienza di visita e vista della città da una specola unica nel suo genere.  

Elemento da non trascurare è il mantenimento di gran parte dell’esistente West Side Line, ovvero la cura e conservazione di gran parte dei binari e dei loro snodi di traffico, che ora fanno da culla a moltissime piante e fiori che, crescendo a contatto con un terreno antropomorfo, offrono una dicotomia estetica di grande fascino.

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Un progetto coraggioso e lungimirante cha ha saputo infondere l’anima in un sito che aveva perso la sua identità e funzione, conferendogli nuove energie e tradurle in attrazione turistica e valorizzazione del territorio. Così come nuovo slancio è stato dato ad attività economiche nate intorno a questo progetto, germogliano mostre di arte contemporanea e sboccia un’associazione volta al mantenimento e alla tutela del microcosmo vegetale chiamata Friends of the High Line.

Grazie all’Architettura del Paesaggio, tematiche come l’inquinamento, l’abbattimento della CO2 e le bolle di calore possono essere parzialmente risolte, o comunque mitigate, puntando sull’inserimento di specie vegetali che hanno magnifiche capacità di purificare l’aria e modificare le temperature, riconducendo l’uomo al suo primario bisogno di riconnettersi con la natura (è questo uno dei principi base della Biofilia). Organismi viventi che riescono a fungere da attrattori sociali e riattivare quei meccanismi di scambio culturale e inclusione sociale, che molto spesso vengono compressi dai ritmi dell’esistenza metropolitana.


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