Andrea Pinketts Trottoir Milano

Il 26 gennaio 2025, dopo una performance multimediale di tre giorni, ha chiuso i battenti il celebre Trottoir, locale sui navigli milanesi che, per molti versi, è molto difficile definire con bar, ristorante o spazio culturale, semplicemente perché nella mente dei fondatori, doveva essere semplicemente un “covo”, un convivio per intellettuali di ogni disciplina. Ma c’era di più, in una saletta al primo piano dell’ex casello daziario, c’era la Sala Pinketts, uno spazio dove Andrea Pinketts, appunto era solito scrivere i suoi romanzi. Tutto cancellato, in una specie di damnatio memoriae, cui Milano è adusa e condannata.

Andrea Pinketts Trottoir Milano

Questo grande scrittore, morto prematuramente ci ha lasciato molti romanzi e racconti che per fortuna stanno per essere ripubblicati da Harper Collins, Pinketts e il Trottoir si sono avviluppati tra loro fino a diventare un continuum, tra persona fisica e luogo urbano. Gia nei titoli come l’assenza dell’assenzio, il senso della frase, o in generale nelle indagini di Lazzaro Santandrea, suo omologo, avatar, specchio, o alter ego. Una carriera folgorante, bruciata sul tempo, da un tumore alla gola, che cancella un’esperienza esistenziale e letteraria davvero uniche, e devo dire che da un punto di vista critico sicuramente sottovalutate.

Non so sciare, non so giocare a tennis, nuoto così così, ma ho il “senso della frase”. Il senso della frase è Privilegio poiché, se lo possiedi, permette a una tua bugia di essere, se non creduta, almeno apprezzata. Nel caso poi, una volta tanto, tu ti decida a dire la verità, quella vera, quella che puzza perché non si lava con gli eufemismi, quella brutta perché non si ritocca né si abbellisce con la chirurgia estetica del ricordo, nel caso tu dica la verità, la verità pelosa, la verità arrapata, se possiedi il senso della frase la verità avrà l’aspetto un po’ puttanesco eppure di classe di una bella menzogna. Il senso della frase è il sesso della frase, il suono della frase, il significato della frase. Il senso della frase battezza la frase, la estremizza e anche se la degrada col turpiloquio, la promuove comunque rendendola, alla fin fine, definitiva. Il senso della frase è il punto di arrivo del concetto espresso quando la frase è ancora nell’utero. È il punto di non ritorno. Un “punto e basta”. Un punto esclamativo ma, soprattutto, 666 punti esclamativi.

Il senso della frase.Andrea Pinketts

Hanno scritto le solite frasi di quanti non hanno il “suo “senso della frase come un duro col cuore tenero, un Fred Buscaglione della letteratura. Andrea funambolo fonetico, capace di dare senso anche al suono di ogni singola parola, romanzi come partiture, letteratura che ambisce a trasformarsi in musica. In tutto questo l’ironia esplosiva, i doppi sensi e i calembour si sprecano spiazzando il lettore e rivoltandolo come un calzino dalle proprie inutili certezze concettuali e semantiche.

Andrea Pinketts Trottoir Milano

Il Pinchetti (questo il vero cognome) fatto esplodere nel “nom de plume” di Pinketts, manca a sei anni dalla sua scomparsa, in assenza di tutto quello che avrebbe potuto regalare al pubblico vasto e variegato di fedeli lettori, che dal giallo avevano colonizzato, attraverso la sua verve, altri generi, ma sempre con una grazia espressiva e una felicità formale inarrivabili.

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Lo scavezzacollo sciupafemmine, bevitore titanico, votato ad una costante ricerca della distruzione, come il nipotino degli scrittori maledetti di ogni epoca, ma fedele, anzi fedelissimo a questo suo Trottoir, bar al Ticinese che aveva trasformato in studio, ufficio, luogo di scontri e incontri, al punto da dare il nome, il suo nome ad una sala violentemente affrescata da un artista francese, rimasta dopo la chiusura.
Un mito, Andrea, molto comune, molto disponibile ma soprattutto enormemente gentile e disponibile, sempre pronto a partecipare a dibattiti, incontri o trasmissioni-Happening culturali, un uomo del dopoguerra trapiantato verso gli anni del nulla generico, della contemporaneità, dal passato al futuro e ritorno, senza soluzione di continuità.

Andrea Pinketts Trottoir Milano

Amleto aveva torto marcio. Come il regno di Danimarca. Il problema non è essere o non essere, il problema è essere o malessere. Andrea Pinketts leggetelo con attenzione e cercate di sfruttare la sua profondità come leggerezza, potrebbe essere il modo per porsi in maniera non convenzionale con la nostra contaminata quotidianità. Lui resiliente in tempi non sospetti, Pinketts è sempre più attuale, e attraverso i caratteri così decisi dei suoi personaggi ci narra il suo mondo che assomiglia moltissimo al nostro.

Lazzaro, vieni fuori [12] (M. M., 1992 – Feltrinelli, 1997 – RCS, 2014 – Youcanprint, 2020 –
HarperCollins, 2023)
Il vizio dell’agnello (Feltrinelli, 1994 – Youcanprint, 2021 – HarperCollins, 2023)
Il senso della frase (Feltrinelli, 1995 – HarperCollins, 2023)
Il conto dell’ultima cena [13] (Mondadori, 1998)
L’assenza dell’assenzio (Mondadori, 1999 – HarperCollins, 2023)
E chi porta le cicogne? (EL, 1999)
Fuggevole turchese (Mondadori, 2001 – HarperCollins, 2024)

Nonostante Clizia (Mondadori, 2003 – HarperCollins, 2024)
Ho fatto giardino (Mondadori, 2006)
Depilando Pilar (Mondadori, 2011)
La capanna dello zio Rom (Mondadori, 2016)
Io, non io, neanche lui [14] (Feltrinelli, 1996 – HarperCollins, 2024)
Il dente del pregiudizio (Mondadori, 2000 – HarperCollins, 2024)
Sangue di yogurt (Mondadori, 2002 – Lastaria, 2017)
L’ultimo dei neuroni (Mondadori, 2005)
Mi piace il Bar (Barbera, 2013 – Barney, 2015 – Melville, 2018)


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