Ettore Selli: Labirinti italiani. Recensione

“Giunti all’arte di regnare ed esaminandola a fondo, per vedere se fosse quella a offrire e a produrre la felicità, caduti allora come in un labirinto, mentre credevamo di essere ormai alla fine risultò che eravamo ritornati come all’inizio della ricerca, e avevamo bisogno della stessa cosa che ci occorreva quando avevamo incominciato a cercare”. (Platone)  
 
Il labirinto interpreta perfettamente il detto: “Quello che conta è il percorso del viaggio e non l’arrivo”, almeno nel modello più classico e antico a unica via, che costringe a seguire il percorso disegnato senza possibilità di errore. Dunque il labirinto univiario è in realtà un anti-labirinto, che inevitabilmente conduce al centro senza la possibilità di smarrirsi. Solo a partire dal Cinquecento il labirinto diventa un dedalo multiviario con più strade che portano alla meta: la scelta è un aspetto introdotto nel progetto per risolvere il tracciato con stratagemmi ed espedienti architettonici che frammentano il percorso. Ma sempre il labirinto interpreta la condizione dell’Uomo e bastasse la semplice regola: all’interno del tracciato si pone la mano su una delle pareti che costituiscono il percorso e senza mai staccarla si segue lo svolgimento del muro fino all’uscita!  
 
Il labirinto nasce nel Mediterraneo (presumibilmente a Creta) generando miti che abbinano architettura e libertà, astuzia e amore: Dedalo e Icaro, Teseo e Arianna, e da qui tocca tutte le civiltà classiche. La sua “fortuna” prosegue nel Medioevo, con rappresentazioni sulle pareti, su pavimenti di chiese o sopra elementi architettonici, a mosaico o scolpiti. Nel Cinquecento diventa espressione della razionalità, capace di ordinare la natura e ricomporla in forme secondo regole definite. Una nuova interpretazione si deve al Romanticismo, quando, precisa l’autore: “La contrapposizione tra il paesaggio naturale romantico e le geometrie degli stili precedenti trova nei dedali vegetali l’elemento cardine del contrasto: i tracciati di siepi, divenuti retaggio di canoni estetici e filosofici del passato, risultano elementi in eccesso e non trovano spazio nella nuova concezione del giardino”.  
 
Ricchissimo di immagini e di esempi, il saggio di Ettore Selli raccoglie e descrive i labirinti sparsi nella penisola: da quello di Villa Barbarigo nei Colli Euganei (realizzato come voto a Dio per la salvezza dalla peste), che non ha subito modifiche fino ad oggi e rappresenta il più antico labirinto di siepi esistente al mondo, al tracciato di Villa Pisani in provincia di Padova, labirinto d’amore e teatro di scherzi, incontri, passioni. Un’utile divisione per regioni fa scoprire meraviglie anche poco conosciute (complete di coordinate geografiche, indirizzo, dimensioni e descrizione): il Brain Maze a Pergine Valsugana (“metafora tangibile della psiche umana”), il Labirinto Borges sull’isola veneziana di San Giorgio Maggiore (labirinto nella città-labirinto per antonomasia), il fantastico Labirinto della Masone a Fontanellato, voluto da Franco Maria Ricci e visitato dall’amico Borges (che gli rimproverò che il vero labirinto è il deserto che non ha confini), il labirinto opera dello scultore Robert Morris nella Fattoria di Celle a Pistoia, il Labirinto della Memoria a Tarquinia che ha al centro un vagone ferroviario originale del 1935 utilizzato per trasportare i prigionieri verso i campi di concentramento.  
 
Purtroppo è stato demolito dopo la manifestazione il Labirinto per Ragazzi, realizzato nel Parco Sempione dallo studio BBPR per la X Triennale di Milano nel 1954 e decorato con graffiti di Saul Steinberg e una scultura mobile di Alexander Calder (nell’immagine: Fotogramma / Archivio Fotografico Triennale di Milano). Perché non ricostruirlo in occasione dei suoi settant’anni?  
 
TWITTA:

Il grande inganno dei labirinti: più è vicino, più è lontano. Da Ettore Selli Labirinti italiani #EdizioniPendragon via @danilopremoli #OneListoneGiordano https://one.listonegiordano.com/author/danilopremoli/

Il dubbio e l’errore diventano mezzi che conducono alla scoperta dei limiti. Da Ettore Selli Labirinti italiani #EdizioniPendragon via @danilopremoli #OneListoneGiordano https://one.listonegiordano.com/author/danilopremoli/

Il labirinto trasforma colui che lo percorre guidandolo in un processo di elevazione sapienziale. Da Ettore Selli Labirinti italiani #EdizioniPendragon via @danilopremoli #OneListoneGiordano https://one.listonegiordano.com/author/danilopremoli/

Si entra in un dedalo per perdere se stessi e in un labirinto per ritrovarsi. Da Ettore Selli Labirinti italiani #EdizioniPendragon via @danilopremoli #OneListoneGiordano https://one.listonegiordano.com/author/danilopremoli/

Il segno labirintico è antico quanto lo è la civiltà. Da Ettore Selli Labirinti italiani #EdizioniPendragon via @danilopremoli #OneListoneGiordano https://one.listonegiordano.com/author/danilopremoli/

 
 
Ettore Selli
Labirinti italiani
 
Pendragon, 2022  
pp. 285  
ISBN 9788833644868  
 
Recensione di Danilo Premoli – Office Observer  
 
Leggi anche le recensioni:
Pagina 111, Murray Bookchin: Dall’urbanizzazione alle città
Elogio della rilettura, Gustav T. Fechner: Nanna o L’anima delle piante
Antonella Galli, Pierluigi Masini: I luoghi del design in Italia
Cristiano Seganfreddo: La banalità del brutto. La bellezza è politica
Anna Chiara Cimoli: Luciano Baldessari. Architetture per la scena

Seguici sui nostri canali per restare sempre aggiornato:

Exit mobile version