David Chipperfield

David Chipperfield tra antichità e futuro: la Ragione Neoclassica come essenza intrinseca della contemporaneità.

Sir David Chipperfield ha finalmente conseguito il sigillo del Prizker/Nobel per l’architettura e nella motivazione della giuria presieduta da Alejandro Aravena. Sono incise tutte le dense attitudini che il suo lavoro ha mostrato al mondo, quale senso di profonda, responsabilità, rigore, competenza e coerenza programmatica.

 L’architetto inglese ha sempre cercato di stabilire un principio umanistico e storico indissolubile, in ogni sua manifestazione estetica realizzata che si ancorava e si àncora all’adesione convinta, ad uno stile poco urlato e spettacolare, un sussurro capace di nascondere le grida che “la cultura progettuale dell’adesso”, transeunte e di maniera, celebra e anela.

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«Cogliere il senso essenziale della classicità, la sua più intima qualità espressiva, indagando le leggi primarie di una bellezza intramontabile, tentandone un recupero puro e una trasposizione nell’epoca contemporanea: ecco l’intento di questo grande movimento di cultura e di arte»

Mario De Micheli

Il successo professionale non ha spinto Chipperfield verso spericolate stereometrie e manifestazioni muscolari come troppo spesso accade nel mondo incantato delle forme, anzi assistiamo ad un processo di compressione espressiva nella volontà tutta intellettuale, di voler lasciare il segno minimo visibile, come unità di percezione.

Dunque la simbologia museale declinata in moltissimi esempi ai quattro angoli del pianeta diventa l’elemento calligrafico per descrivere una società rumorosa e confusa, dalla Kunsthaus di Zurigo al Museo di Mexico City, una variegata sequenza di pilastri concettuali che definiscono l’identità di una civiltà che ha un bisogno umanistico e antropologico di certezze.

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Come angoli di un cuore che ha perso la sonorità potente del suo battito e Chipperfield ne ricostruisce il paradigma della concretezza, indaga su una visione neoclassica e romantica lontana dalle sicurezze nostalgiche per raccontarci un’altra idea di contemporaneità, densa di citazioni, capace di affrontare la confusione quotidiana della nostra era con segni puliti, chirurgici, appena appena percepibili.

La risposta in architettura deve sempre contenere il problema. Una buona soluzione in architettura esprime sempre con evidenza il problema da cui muove. Il suo problema, la sua ragione di essere.

Giorgio Grassi

 E nei suoi progetti ci sono punti di non ritorno che avrebbero creato angoscia a qualsiasi progettista dalle Procuratie Vecchie di Venezia alla Galleria Nazionale di Berlino e di Mies, ma lui ha concepito un alfabeto semantico in grado “di raccontare un racconto” già scritto e di renderlo ancora migliore, paragonabile alla critica d’arte che diventa una nuova opera.

Non ha limiti la sua lunga e densissima carriera con un regesto di progetti che occupano quattro o cinque suoi studi che da ogni parte del mondo, e producono questi nuovi segni così chiari da sembrarci auspicabili, una canzone che sentiamo vicina, perché l’architettura è fatta soprattutto di suoni sconosciuti che non possiamo dimenticare.

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C’è una delicatezza in questa materia fisica che Chipperfield tratta come plastica scultorea, come se dovesse trarre dall’universo delle potenzialità, ogni minimo esempio di come lo spazio debba transustanziarsi in forme e proprio in quella forma, lontana dal tempo, ma aderente a tutti i tempi della storia.

La sfida intellettuale verso un nuovo umanesimo appare sicura, nella sequenza degli episodi che costellano la sua azione compositiva, e ogni singolo momento aggiunge un capitolo verso l definizione di questo romanzo di forme, segni, simboli, spazi e luoghi.

Chipperfield non è certo (e non vuole esserlo) Schinkel o Piermarini, ma coniuga la bellezza immortale del passato con l’audacia della tecnica della nostra era, come a sfidare le due dialettiche: ieri potevamo creare Opere ma oggi dobbiamo necessariamente assumerci la “responsabilità nel costruire”, esempi, modelli credibili  e profondamente attuali.

Questo rende il suo lavoro anomalo ma perfettamente centrato in ogni luogo geografico che lo accoglie sia esso Salerno, New York, Barcellona o una megalopoli cinese, perché nel teorema indifferenziato delle sue intuizioni c’è sempre qualcosa che può migliorare un vuoto urbano o una pre-esistenza recente o antica ed è il “Metodo Chipperfield”, così riconoscibile ma anche sorprendente.

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In questo percorso sereno e affidabile c’è tutta la costruzione di un’idea precisa di architettura, una strada, un tracciato che conduce verso un concetto di meraviglia geometrica e ideale, dove ogni progetto non solo è un inizio ma addirittura un’origine reiterata di una storia e della Storia.

Questa profondità si riassume nella apparente semplicità del programma e della Forma, una rincorsa verso il benessere antropocentrico, sia all’interno di una Cittadella della Giustizia, o di un Museo in Alaska, o una villa o l’isola dei Musei in Germania, in Spagna, o in Sudan, ovunque ci sia la necessità di esprimere la nostra volontà di esseri pensanti che trovano nell’attività dell’architetto e dell’architettura, la ragione vigorosa e profonda  di esistere.

Una lezione morale alta e stimolante per quanti vorranno intraprendere questo mestiere/ lavoro/ ricerca, antico e futuribile, un’antologia di consigli a bassa voce che saranno utili per tutti gli architetti del presente e del futuro che stanno cercando di dare un nuovo senso etico alla loro necessità di stupore e di meraviglia, in assenza di tutto ciò non è possibile l’architettura

“Togliere è il più difficile dei compiti progettuali ,addirittura culturali, far sembrare l’artificialità dell’opera umana quasi naturale, perenne, un passaggio già assorbito dalla memoria, fino a scomparire nel luogo dove l’essenza estetica si dissolve e riappare in ogni momento”


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