Raffaele Giannantonio: L'Architetto e il Diavolo

“Ogni uomo ha dei ricordi che racconterebbe solo agli amici. Ha anche cose nella mente che non rivelerebbe neanche agli amici, ma solo a se stesso, e in segreto. Ma ci sono altre cose che un uomo ha paura di rivelare persino a se stesso”. (Fëdor Dostoevskij, Memorie del sottosuolo, 1864)

Difficile scrivere dei rapporti tra Albert Speer e Adolf Hitler dopo i fondamentali saggi di Joachim Fest “Speer. Una biografia” e di Gitta Sereny “In lotta con la verità”, ma Raffaele Giannantonio allarga l’inquadratura dell’architetto del Terzo Reich con la compagnia di Le Corbusier, Alvar Aalto, Giuseppe Terragni, Frank Lloyd Wright, Philip Johnson (peraltro primo Pritzker Prize nel 1979) nelle loro relazioni con i dittatori del secolo breve, come recita il sottotitolo: “Le tentazioni dei Maestri del Novecento”.

La prefazione di Aldo Castellano precisa ulteriormente il tema: “È diffusa la credenza che tutte le professioni debbano avere sempre la responsabilità morale del loro operato. Semplificando abbiamo, per così dire, due estremi professionali. Da una parte c’è l’avvocato chiamato a difendere anche il sospettato di aver commesso il crimine più efferato; dall’altra il medico il quale è però sollevato in pubblico in quanto il giuramento di Ippocrate gli impone di prestare soccorso a chiunque”. E l’architetto? Se il committente si rivela riprovevole (per usare un eufemismo) anche la posizione del progettista rischia di farsi molto delicata.

Il saggio è incentrato sul coinvolgimento e le compromissioni politiche (ideologiche?) di alcune personalità di primo piano della progettazione nel XX secolo, distinguendo opportunamente quello che è stato anche per evitare che un’antistorica cancel culture stravolga anche l’architettura moderna.

Paradigmatico il concetto espresso da Speer, architetto-ministro degli armamenti del Reich, al processo di Norimberga: “Per l’incarico di costruire un grande edificio, avrei venduto la mia anima come Faust. Io trovai il mio Mefistofele. Egli sembrava non meno affascinante di quello di Goethe”

E che dire dell’architetto Fritz Ertl, che dal Bauhaus (il suo diploma è firmato da Mies van der Rohe e Hilberseimer) si arruola nelle SS e progetta i baraccamenti di Auschwitz e i crematori, da lui descritti come “stabilimenti termali per azioni speciali”?

Raffaele Giannantonio: L'Architetto e il Diavolo
Raffaele Giannantonio: L’Architetto e il Diavolo

Ed è forse un caso di attrazione fatale quello di Le Corbusier (tutta per lui è la prima parte del volume che non tralascia di mettere in evidenza il suo commento alla presentazione del Plan Voisin: “Il piano è brutale perché la pianificazione urbana è brutale, perché la vita è brutale”) che lavorò per il regime di Stalin e tentò di farlo anche con quello fascista, in continua alternanza tra opportunismo, mancanza di scrupoli, carrierismo, rettitudine, umanità ed empatia. Scrive nel ’34: “Ho acceso al lanterna di Diogene per cercare l’uomo o gli uomini capaci di comandare la città. Da voi, come in Russia, questo problema è risolto, da noi, ahimé, è ancora tutto da fare”. Ma Foster e Koolhaas, giusto per fare due nomi, non lavorano oggi in tutto il mondo, compreso Emirati, Russia e Cina? (dimostrando “Disponibilità a stringere accordi di tipo faustiano”: l’affermazione è di Deyan Sudjic).

L’autore, professore di Storia dell’Architettura, si propone di esaminare criticamente le opere e le vite di questi maestri, fortunatamente senza indulgere in giudizi moralistici, ma cercando di comprendere le complesse circostanze storiche e personali che hanno plasmato le loro creazioni. Del resto, quando Le Corbusier muore, la Pravda scrive: “L’architettura moderna ha perso il suo più grande maestro”. Non male per uno che non era nemmeno architetto!

Il testo è arricchito da una ricca bibliografia a cura di Luigi Paolantonio.

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Raffaele Giannantonio
L’Architetto e il Diavolo
Le tentazioni dei Maestri del Novecento

 
Carsa Edizioni, 2024
pp. 208
Isbn 9788850104338
 
Recensione di Danilo Premoli – Office Observer  
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