“Per stabilire il valore di un’immagine, non bisogna mai guardare cosa succede al centro, ma sempre quello che accade ai bordi”. (Henri Cartier-Bresson)  
 
Il brutto con la b minuscola non ha nulla a che fare con la grandezza demoniaca del Brutto con B maiuscola come opposizione e dialettica del Bello e questo agile libretto (per l’autore: libello) dovrebbe diventare lettura obbligatoria nelle scuole, forse già dalle elementari, per dare a tutti gli strumenti critici (critici, non estetici) per diventare in prima persona paladini di una bellezza che è certamente politica. Con buona pace di Dostoevskij: “La bellezza salverà il mondo”? Niente affatto! Perché: “Il problema non è cercare la bellezza, ma combattere il brutto, diventato tratto dominante, costante e certo della società”.  
 
Di quale brutto stiamo parlando? Non di quello colpevole delle speculazioni o dei geometri, ma del brutto infimo, trascurabile, quello che ci passa sotto gli occhi tutti i giorni e che è diventato parte fissa del nostro panorama visivo e che lo sguardo respira come aria perché e ovunque. Un brutto a cui siamo continuamente esposti, che crea dipendenza e abbassa le difese immunitarie.  
 
Ecco dunque le sei leggi fondamentali del brutto (un evidente omaggio alle “Leggi fondamentali della stupidità umana” di Carlo M. Cipolla, come in questo caso 90 pagine fulminanti) che si possono semplificare: sempre ognuno di noi sottovaluta il brutto; il brutto è indipendente dalla classe sociale di chi lo mette in atto; il brutto genera un danno estetico e di conseguenza morale e anche fisico; il bello sottovaluta il potenziale nocivo del brutto; il brutto è l’elemento più pericoloso che esista; il brutto è permanente anche quando è temporaneo.  
 
Il brutto ha avuto il suo momento esaltante, occupando tutto il palcoscenico delle città nei giorni del lockdown, anno I del Coronacene, quando lo spazio urbano svuotato degli umani era (ma lo è anche adesso) visibilmente ferito da insegne al neon con font improbabili per invitare tristemente in friggitoria, vicino a un pneumatico fuori scala che troneggia la di sopra di una selva di pali con cartelli e insegne più o meno sbiadite, taggate o ricoperte di adesivi di locali e di offerte di sgomberi a prezzi modici, dissuasori di ogni forma e colore a segnare i percorsi: “Un brutto basico e banale – scrive l’autore – la cui forza consiste nell’apparente inoffensività, nell’indifferenza, nell’innocenza”.  
 
Cristiano Seganfreddo La banalità del brutto
Quante sono le varianti del brutto? Il kitsch è brutto? Le città sono brutte? Se per Rem Koolhaas nelle nuove metropoli la quantità è tutto, e si tratta di gestirla allocandola alle migliori condizioni di mercato, la domanda non sarà più se una architettura è bella o brutta, ma se è efficiente, cioè se, nel gioco economico dei costi e dei benefici, la bilancia pende dai benefici. “Da questi presupposti – annota Saganfreddo – si capisce bene perché la storia, il patrimonio, le relazioni sociali, la stessa estetica diventano concetti-fantasma, detriti di una visione giurassica della città, tenuti in considerazione, eventualmente, solo nella misura in cui sono in gradi di generare brand”.  
 
E che dire della Pubblica Amministrazione che non ha elaborato regole basiche per garantire il decoro di uno spazio pubblico? Nessuna “direzione artistica cittadina” determina cosa si può o cosa non è conveniente fare: cassonetti, bidoni, cestini, monumenti, rotatorie, gazebo e pubblicità, croci ed edicole ecc. ecc. ecc.  
 
In conclusione, il brutto è subdolo: se non agiamo non riusciremo a liberarcene, tutto rimane permanente, come il continente di plastica in mezzo all’oceano. Chiunque produca o riproduca il brutto deve essere… (scegliete voi come completare la frase).  
 
 
 
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TwittaIl brutto si è fatto naturale e ha sostituito la natura. Da Cristiano Seganfreddo La banalità del brutto. La bellezza è politica #PolitiSeganfreddoEdizioni via @danilopremoli #OneListoneGiordano https://one.listonegiordano.com/author/danilopremoli/

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TwittaIl brutto non ha paura, attacca sempre. Da Cristiano Seganfreddo La banalità del brutto. La bellezza è politica #PolitiSeganfreddoEdizioni via @danilopremoli #OneListoneGiordano https://one.listonegiordano.com/author/danilopremoli/

TwittaIl brutto è uno sprawl che ce l’ha fatta. Da Cristiano Seganfreddo La banalità del brutto. La bellezza è politica #PolitiSeganfreddoEdizioni via @danilopremoli #OneListoneGiordano https://one.listonegiordano.com/author/danilopremoli/

TwittaIl brutto tende a evolvere in peggio. Da Cristiano Seganfreddo La banalità del brutto. La bellezza è politica #PolitiSeganfreddoEdizioni via @danilopremoli #OneListoneGiordano https://one.listonegiordano.com/author/danilopremoli/

 
 
Cristiano Seganfreddo
La banalità del brutto. La bellezza è politica
 
Politi Seganfreddo Edizioni, 2023  
pp. 135  
ISBN 9791281194014  
 
Recensione di Danilo Premoli – Office Observer  
 
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